Home I lettori ci scrivono Seconda prova scritta: Venezia, pizza e maturità

Seconda prova scritta: Venezia, pizza e maturità

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Quest’anno la seconda prova scritta della maturità linguistica prevedeva la terza lingua straniera. Per quanto riguarda il francese, sono stati scelti due testi di stampa recentissima. Il primo redatto da Isabelle Autissier, ingegnere agronoma, scrittrice, presidente del WWW in Francia e prima donna ad avere fatto il giro del mondo in barca a vela. Il secondo brano, scritto da Françoise Danflous, lessicologa, docente universitaria di Milano, appartiene all’era dei blog.

I brani sono caratterizzati da uno stile moderno e da un lessico originale, ad uso e consumo di oggi. Venezia fa da scenario al primo, la pizza fa da regina nel secondo, senza che ci sia un accenno allo spirito e alla  cultura francesi. Dopo un triennio di studio della letteratura che prende in considerazione autori raffinati quali Ronsard, Flaubert o Proust e pensatori del calibro di Montaigne, Voltaire o Camus, i candidati devono porre la loro attenzione su una città immobilizzata dal fango di stampo ecologico ed esaltare un piatto nazionale italiano, meditando sull’origine e la ragione dell’attribuzione dei suoi vari appellativi. Inoltre la valutazione della comprensione viene fatta attraverso un semplice quesito a risposta multiple e domande elementari sul significato di due espressioni colte nel testo.

Nella seconda parte della prova che prevede un’esposizione scritta, si continua, negando ogni riferimento alla Francia e alla sua cultura, chiedendo ai candidati di parlare delle tradizioni del proprio paese e infine di discutere sulla musica digitale confrontandola con il fenomeno dei concerti di massa. La grande domanda esistenziale è sapere se in un futuro la musica on line eliminerà la musica dal vivo. Sembra che la scelta di tutti questi quesiti sia basata sul fatto di considerare una terza lingua liceale allo stesso livello di una lingua tecnica d’indirizzo turistico. Non si tratta di considerare una scuola superiore ad un’altra, ma di avere considerazione per la preparazione linguistica che prevede competenze diverse. 

Perché non ritornare all’esame concepito come quello d’italiano con la proposta di testi poetici, letterari, d’attualità o di ambito scientifico, eliminando una valutazione basata su crocette e il limite delle 150 parole? La difficoltà vista come sfida stimola l’ingegno e aguzza lo spirito, come lo ricorda un antico proverbio.

Giulia Deon