Da alcuni giorni il ministro Patrizio Bianchi sta parlando di una possibile riforma della “scuola media”, anzi della secondaria di primo grado come va correttamente chiamato questo segmento del nostro sistema scolastico.
L’obiettivo è molto ambizioso perché è da almeno 20 anni che se ne parla, ma senza alcun risultato concreto.
Il fatto è che – in sostanza – l’attuale secondaria di primo grado non è molto diversa dalla scuola uscita dalla riforma del 1962 che aveva cancellato la vecchia scuola media e le scuole di avviamento (professionale, industriale e commerciale) alle quali si poteva accedere al termine della scuola elementare.
Il modello rimase intatto per quasi due decenni quando, con la riforma del 1979, venne eliminato definitivamente l’insegnamento del latino.
Ad una modifica strutturale molto importante aveva pensato alla fine degli anni 90 il ministro Luigi Berlinguer che con la legge numero 30 del 2000 aveva previsto un primo ciclo scolastico di 7 anni, articolato in due bienni e un triennio. In pratica la scuola “media” restava di 3 anni ma era preceduta da 4 anni scuola elementare. Ovviamente il passaggio da un modello 5+3 ad un modello 4+3 avrebbe comportato modifiche importanti nel triennio della scuola media.
In realtà la riforma Berlinguer non entrò mai in vigore perché venne abrogata con la legge 53 del 2003 (la cosiddetta riforma Moratti).
E proprio con la legge 53 viene approvata una novità importante: spariscono i “programmi ministeriali” obbligatori e prescrittivi e vengono previste le cosiddette “indicazioni nazionali” che servono alle scuole per costruire un curricolo di istituto coerente con il Piano dell’offerta formativa e rispondente al contesto ambientale e culturale in cui opera ciascuna scuola.
Per la verità, almeno per il momento, poco si sa sulle reali intenzioni del Ministro anche se qualcuno ha parlato di reintrodurre il latino nella secondaria di primo e in una maggiore attenzione all’area scientifica.
Patrizio Bianchi si è limitato a dire che “ci faremo aiutare dal Parlamento” volendo probabilmente dire che la riforma potrebbe essere affidata ad un disegno di legge di iniziativa governativa da far passare al vaglio delle Camere.
Il fatto è che i tempi sono molti stretti, perché la legislatura terminerà fra un anno esatto ed è improbabile che in 12 mesi si riesca a mettere mano ad una riforma strutturale del primo ciclo di istruzione.
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