Fanno discutere le dichiarazioni del ministro Bianchi sul fatto che nelle classi in cui tutti sono vaccinati si possano evitare le mascherine.
La questione, infatti, non è semplice come sembra e come il Ministro stesso auspica.
Per poter applicare la regola, infatti, è necessario che la scuola sappia con certezza se in una determinata classe gli alunni siano vaccinati o meno. Ma il dato non è facile da conoscere perché ad oggi non esiste una norma che consente alle scuole di avere i dati relativi alle vaccinazioni anti-covid degli alunni; né è possibile ipotizzare che siano gli alunni stessi (o meglio le loro famiglie) a fornire il dato alle segreterie scolastiche, in quanto il Garante ha già chiarito che il problema è legato proprio alla impossibilità, per le scuole, di trattare il dato.
Per la verità la possibilità di cui ha parlato Bianchi è espressamente prevista già dal decreto legge 111 del 6.08.2021 che, al terzo comma dell’articolo 1, recita: “I protocolli e le linee guida possono disciplinare ogni altro aspetto concernente le condizioni di sicurezza relative allo svolgimento delle attività didattiche e scolastiche, ivi inclusa la deroga alle disposizioni di cui al comma 2, lettera a), per le classi composte da studenti che abbiano tutti completato il ciclo vaccinale o abbiano un certificato di guarigione in corso di validità.” [le disposizioni del comma 2 lettera a riguardano appunto l’obbligo della mascherina]
Il fatto è che i protocolli finora adottati non prevedono assolutamente nulla in proposito e difficilmente potranno farlo se non ci sarà anche una norma che consenta alle scuole di trattare i dati vaccinali degli alunni.
E c’è infine un altro problema di non poco conto: sono in tanti a chiedersi cosa potrebbe accadere in una classe di 20 alunni con 19 vaccinati e uno non vaccinato; il non vaccinato sarà “colpevolizzato” dai compagni perché a causa sua si dovrà continuare a usare la mascherina?
Insomma, questa novità sembra più una ulteriore complicazione per le scuole che una vera e propria possibilità di gestire in modo più “affettuoso”, come il Ministro ama spesso dire, i molteplici problemi del ritorno a scuola.
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