Secondo ciclo, documento unitario di Cgil, Cisl e Uil
Rammentando in premessa che la legge 53/2003 è stata “varata senza alcun coinvolgimento partecipativo della scuola reale e senza un effettivo confronto con le parti sociali”, nel documento unitario diffuso il 15 settembre, Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola precisano che lo schema di decreto legislativo sul secondo ciclo varato dal Governo ripropone sostanzialmente, soprattutto in materia di organizzazione educativa e didattica, “l’impostazione e la struttura di quello sul primo ciclo, le cui conseguenze negative in questa prima fase di attuazione della legge sono davanti agli occhi di tutti”.
Si esprime una dura critica sul dualismo tra i licei statali e l’istruzione professionale di competenza delle Regioni. “Nonostante gli aggiustamenti, talvolta addirittura peggiorativi, comparsi nelle numerose versioni avvicendatesi da gennaio a maggio – si legge nel comunicato sindacale – evidenziamo e denunciamo le seguenti incongruenze che rendono assolutamente inaccettabile il provvedimento: la divaricazione dei due canali (ai quali deve aggiungersi l’apprendistato in quanto percorso considerato utile ai fini dell’assolvimento del cosiddetto obbligo formativo) e la precocità della scelta, collocata al termine del primo ciclo (cioè a 13 anni che, con gli anticipi a regime, si abbassano a 12 anni e mezzo), concorrono a precostituire un rigido sistema di discriminazione sociale fondato sulle condizioni socio-culturali della famiglia di provenienza; lo squilibrio tra i percorsi liceali e quelli dell’istruzione e formazione professionale e all’interno stesso dei primi, giacché si riconosce solo agli studenti del liceo classico l’accesso qualificato ad ogni facoltà universitaria e non viene garantita una terminalità definita a conclusione di quelli articolati in indirizzi che dovrebbero caratterizzarsi per finalità professionalizzanti, disperdendo così il ricco patrimonio degli istituti tecnici e professionali statali; la mancata garanzia della pari dignità culturale educativa e formativa dei percorsi liceali e di quelli dell’istruzione e formazione professionale, frantumando l’offerta in segmenti non solo distinti ma tra loro gerarchizzati, tali, pertanto, da compromettere l’unitarietà del secondo ciclo e il conseguente inevitabile abbassamento complessivo del livello culturale e della qualità dell’offerta formativa; la fumosità e sostanziale inesigibilità del diritto/dovere all’istruzione e formazione fino al 18° anno di età, in quanto subordinata alla disponibilità di risorse, finora fortemente inadeguata e del tutto insufficiente alla generalizzazione di un istituto giuridico che dovrebbe garantire un diritto imprescrittibile, sottratto quindi a condizionamenti e restrizioni; la indeterminatezza della fase transitoria e la mancata individuazione della sede contrattuale per l’impatto sulle condizioni di lavoro del personale, aspetti che lasciano una forte incertezza sui futuri assetti ordinamentali”.
Viene evidenziata, pertanto, la necessità di “fermare i motori” e di attivare il già richiesto “tavolo triangolare” Ministero/Conferenza delle regioni/Organizzazioni sindacali anche per affrontare sia le questioni legate al futuro degli istituti tecnici e professionali, sia quelle legate all’istruzione e formazione professionale. Dopo aver ribadito che il sistema scolastico deve rimanere nazionale, come aspetto fondamentale della unitarietà del Paese, Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola concludono il comunicato sottolineando l’improponibilità e l’impraticabilità di qualsiasi iniziativa di sperimentazione che anticipi l’attuazione di un decreto ancora in discussione e che suscita critiche ed incertezze negli stessi operatori scolastici.