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Secondo ciclo: la sinistra chiede alle Regioni di bloccare i protocolli

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“Bloccare i protocolli Stato-Regioni che hanno dato il via libera ai percorsi integrati”. E’ questa la richiesta fatta da Rifondazione Comunista alle Regioni per puntare al ritiro del decreto attuativo della Riforma Moratti sul secondo ciclo. La strategia è stata espressa il 14 luglio nel corso di una conferenza cui hanno preso parte anche esponenti del Cidi e della Flc-Cgil. Secondo Prc il ritiro del decreto chiesto dai competenti assessori regionali dell’Unione è certamente positivo, ma non basta: le Regioni devono impegnarsi di più, ad iniziare dal rifiuto del sistema duale della secondaria (licei da una parte e professionali dall’altra) introdotto dalla riforma Moratti ed in procinto di essere approvato dal Parlamento.
“Pensare di alternare il percorso scolastico con la formazione professionale è un passo indietro gravissimo – ha detto Loredana Fraleone, membro della segreteria nazionale del Prc – che segna il ritorno alle classi differenziali. Significa, in sostanza, creare un sistema di istruzione di serie A e uno di serie B e questo non e’ accettabile. La scuola italiana con la Riforma Moratti sta vivendo una fase regressiva che e’ necessario fermare. Per questo – ha aggiunto Anna Pizzo, consigliere regionale indipendente del Prc – e’ giunto il momento di aprire una vertenza democratica sul sistema scuola e avviarne al più presto la ‘ripubblicizzazione’. In questa direzione, il ruolo delle Regioni come enti territoriali è fondamentale”.
Dello stesso avviso Adriana Spera, consigliere comunale del Prc e presidente della Commissione Scuola in Campidoglio, che ha invitato “la Regione Lazio a dare presto un segnale forte per valorizzare la scuola pubblica a partire dagli asili nido. Se lo Stato e le Regioni non investono nella scuola e nel sapere – ha detto la Spera – il Paese non cresce con ripercussioni gravi, anche sul piano della dispersione scolastica e della devianza giovanile, soprattutto nelle grandi città”.
E la Regione Lazio sembrerebbe intenzionata a seguire proprio questa strada. “Certo il problema è riuscire a recuperare le risorse per la scuola – ha detto in merito Luigi Nieri, assessore al Bilancio della Regione Lazio – perché proprio la scuola è uno dei settori su cui la Giunta precedente ha colpito più pesantemente. Resta comunque il rischio che con la Riforma Moratti proiettandosi i fondi sulle aziende e sulle imprese la qualità dei sistemi formativi si abbassi ulteriormente e questo, naturalmente va impedito”.
Quanto poi alla formazione professionale, Alessandra Tibaldi, assessore regionale al Lavoro, ha sottolineato il problema della sua qualificazione. “E’ impensabile – ha detto – il mero addestramento togliendo tempo e spazio alla cultura”.
Diversi gli aspetti emersi nel corso della conferenza, ma secondo Loredana Fraleone il nodo resta “impedire che le logiche iperliberiste e privatistiche della politica del governo Berlusconi creino un sistema scolastico che riproduce differenze sociali, finalizzato a fornire alle imprese, attraverso formazione professionale e apprendistato, mano d’opera a costo zero abbassando allo stesso tempo il livello culturale del Paese”.