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Secondo ciclo: soluzione vicina grazie alla mediazione di Confindustria

Inizieranno la prossima settimana una serie di incontri tecnico-politici in vista della riunione della Conferenza Unificata Stato-Regioni del 15 settembre prossimo.
D’altronde i tempi stringono e per portare a compimento l’operazione-riforma il Governo deve procedere a tappe forzate.
Come è noto infatti il 17 ottobre scade la delega che il Parlamento ha dato al Governo con la legge n. 53: entro quella data i vari decreti legislativi previsti dal complesso impianto della legge dovranno essere approvati tutti quanti.
All’appello mancano ancora quello sulla formazione iniziale dei docenti e quello – spinosissimo – sul secondo ciclo di istruzione che ormai in molti danno per non più approvabile a causa degli scarsi consensi ottenuti dalla bozza provvisoria approvata dal Consiglio dei Ministri e dalla opposizione di molte Regioni.
Ma in politica, come si sa, vale la regola del “mai dire mai” e dunque fino al 17 ottobre è ancora tutto possibile.
E questa improvvisa accelerazione prevista per la prossima settimana potrebbe appunto significare che forse una mezza soluzione è vicina.
Intanto c’è da dire che proprio nei primi giorni di agosto le principali organizzazioni imprenditoriali (tra cui Confindustria, Confapi, Coldiretti, Confagricoltori, Confcommercio, CNA e Lega delle Cooperative) hanno sottoscritto un documento comune fornendo una propria proposta di soluzione alla questione dell’istruzione tecnica: niente licealizzazione, ma incremento della quota oraria dedicata alle materie professionalizzanti. L’ipotesi è anzi quella di avere un ultimo anno a forte valenza professionale che faciliti l’ingresso nel mondo del lavoro a quegli studenti che non intendono iscriversi all’Università. L’istruzione professionale passerebbe alle Regione nell’arco di un quinquennio mentre i licei tradizionali manterrebbero nella sostanza l’impianto attuale.
La proposta degli imprenditori entra anche nel dettaglio dei quadri orari suggerendo che, in ogni caso, non si vada al di là delle 33 ore settimanali di insegnamento allo scopo di evitare una eccessiva frammentazione delle discipline curricolari.
Sulla questione dell’istruzione tecnica molto si è discusso in questi mesi all’interno della maggioranza di Governo e la soluzione prospettata da Confindustria e dalle altre organizzazioni del mondo del lavoro potrebbe non essere ben accolta da tutte le componenti politiche.
Ma è anche possibile che alla resa dei conti questa soluzione possa essere considerata da molti un buona mediazione fra le diverse “anime”. Se questo sarà, il cammino del decreto sul II ciclo potrebbe essere molto rapido: dopo il parere della Conferenza unificata del 15 settembre il provvedimento passerà nelle Commissioni parlamentari (è già previsto il passaggi alla Camera per il 7 ottobre) e magari proprio in “zona Cesarini” potrebbe essere definitivamente approvato dal Consiglio dei Ministri.
 

Reginaldo Palermo

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