“Dal prossimo anno i dirigenti scolastici che hanno già svolto due mandati nello stesso istituto, pari cioè a sei anni, andranno trasferiti. Lo prevede una norma. E se non la applico, la Corte dei conti non registrerà più i vostri contratti”: a dirlo, riporta Il Messaggero, è stato il direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio ai presidi riuniti in videoconferenza.
Senonché la questione riguarda tutti i dirigenti d’Italia, sembra un 15% del totale, che avrebbero superato la fatidica soglia dei sei anni per poi essere trasferiti in un’altra sede.
La norma del turn over riguarda tutti i dirigenti che, sulla base del codice anticorruzione, approvato nel 2001 e poi confermato nel 2012, sono soggetti a rotazione proprio perché gestiscono appalti, affidamenti e acquisto di beni, e dunque potrebbero cadere nella rete del malaffare.
Sembra che finora a fare rispettare la norma siano stati solo gli Uffici scolastici regionali di Trento, Emilia-Romagna, Toscana, Marche e Puglia, anche se ognuna avrebbe utilizzato criteri diversi: a Bari si può restare per 12 anni, ad Ancona o a Bologna nove.
Anche se per l’Anac, l’autorità nazionale Anticorruzione, la scuola “è un settore a basso rischio corruttivo”, la Corte dei Conti ha però comunicato, riporta sempre Il Messaggero, agli Usr “di indicare sia i tempi del turn over sia di applicare le rotazioni. In caso contrario non avrebbero validato, come prevede la legge, i singoli contratti dei presidi”.
La questione come si vede è complicata e per una serie di motivi, fa cui quella relativa alla inamovibilità di cui finora hanno da sempre goduto i presidi e anche tutto il personale della scuola, tranne per espressa richiesta del singolo; poi c’è la carenza cronica di dirigenti, molti dei quali hanno in carica, come reggenti, altri istituti; e poi c’è anche in ballo la continuità amministrativa e didattica che verrebbe a mancare.
Tuttavia la norma esiste e quando fu approvata non si levò nessun coro di dissenso, forse nella convinzione che in Italia le Leggi alla fine si possono aggirare o finire nel dimenticatoio o trasformare alla bisogna.
Dice Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio, al Messaggero: “Già la burocrazia sta distruggendo la scuola, ma adesso si vuole applicare un’insensata indicazione del Codice anticorruzione che impone il trasferimento dei presidi, in barba alle più elementari regole di continuità amministrativa e didattica. E parliamo di progetti delicati. Nessuno è indispensabile, ma qui si fa il gioco dei quattro cantoni”. E continua “Poi vorrei capire quale rischio di corruzione c’è: ricordo che i nostri bilanci sono già vagliati da revisori nominati dal ministro dell’Economia e da quello dell’Istruzione: che vuol dire, che lo Stato non si fida dei suoi uomini?”.