Il mio appello non è stato ascoltato”, ammette il direttore dell’ufficio scolastico provinciale di Torino. “Non ho una stima complessiva e non posso dire se sia un fenomeno in crescita, ma è chiaro che chi ha accettato un posto, rinunciandovi poi poco dopo per un posto più comodo, ci obbliga a un lavoro di scorrimento ulteriore”. Un fenomeno che non si circoscrive ai professori (dove per esempio hanno lasciato 20 posti a lettere alle medie e 60 cattedre alle elementari), ma anche tra il personale amministrativo restano 76 posti da impiegato e quasi 200 da bidello.
Una tecnica che però toglie lavoro a chi lo cerca: “Una collega aveva preso il posto di sostegno alle medie, rinunciandovi per uno di lettere, per poi passare a quello di sostegno delle superiori e infine passerà lunedì a quello di lettere al liceo”, si lamenta una precaria.
“Molti sono arrivati oggi da altre province e non sanno nemmeno dove siano le scuole che scelgono”, spiega inoltre un funzionario della Uil, che rincara la dose: “Il problema è che questo fenomeno farà cambiare insegnante due volte nel giro di qualche settimana agli studenti. Le scuole per avere tutti i posti coperti il primo giorno di scuola pescheranno dalle vecchie graduatorie d’istituto, ma appena ci saranno le nuove, verso metà ottobre, dovranno mandare a casa il docente e prendere quello nuovo”.
Tra le tante “migranti del ruolo” ci sarebbe anche chi è rimasto a bocca asciutta. “Nella mia terra di Sicilia”, dice una docente emigrata a Torino, “non avrei mai lavorato, così ho lasciato mio marito a casa e sono partita per il Nord. L’anno scorso confrontando i punteggi di Milano e Torino pensavo sarei riuscita a passare di ruolo finalmente, ma l’hanno pensato tanti altri e ora mi son di nuovo dovuta ‘accontentare’ di un annuale”.
E anche per le presidenza si aprono, scrive sempre Repubblica, le reggenze: più di cento dirigenti in tutto il Piemonte si dovranno occupare di due scuole, 45 solo nella provincia di Torino.
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