L’allarme è scattato in Veneto ed è stato lanciato da alcuni docenti di una scuola media: nell’Est Veronese un gruppo di studenti tra gli 11 e i 12 anni ha iniziato a incontrarsi per svolgere dopo scuola sedute spiritiche, divinazioni e riti voodoo nei confronti di compagni di classe antipatici. Lo riporta Il Corriere del Veneto.
Sembra che gli insegnanti in questione abbiano captato tra i corridoi della scuola alcune conversazioni tra questi alunni, intenti a programmare le sedute che pare prendessero molto sul serio. Il gruppetto di ragazzini si ritrovava in particolare per eseguire il rituale del libro rosso, ponendo domande dopo aver acceso una candela rossa, e messo la mano destra sul libro, sfogliando il volume a occhi chiusi e fermandosi su un punto del testo per ricevere una risposta ai loro quesiti.
I docenti hanno deciso di affrontare il tema in classe, ricevendo conferma da parte degli stessi ragazzi sulla natura dei loro incontri. A questo punto si è deciso di portare il tutto all’attenzione dell’intero consiglio di classe e della dirigente scolastica. In seguito è stato richiesto l’intervento di una psicologa.
“In prima battuta è stata la dirigente a parlare con i ragazzi e ad affrontare il tema con alcuni genitori, dopodiché sono stata chiamata io”, racconta Giuliana Guadagnini, referente psicologa della rete Sppe dell’Ufficio scolastico provinciale. “Ho incontrato la classe e ho fatto in modo che i ragazzi si sentissero liberi di parlare. Gli studenti hanno raccontato dei loro ritrovi come se si incontrassero per fare un picnic tutti insieme. Dal loro atteggiamento è emerso che non c’era consapevolezza su che cosa stessero facendo”.
Molti studenti, secondo quanto emerso dai colloqui con l’esperta, sono molto spaventati da queste pratiche e da alcune catene di messaggini che circolano su WhatsApp molto spaventosi e macabri. “Ho cercato di rassicurare i ragazzi e di farli ragionare sul fatto che i messaggi che ricevevano non erano reali ma inventati – racconta la psicologa -. Bisogna far capire ai nostri studenti che dietro ad alcune sfide e ad alcuni contenuti c’è chi si approfitta delle loro fragilità, come era accaduto qualche anno fa con il ‘gioco’ Balena Blu”.
“I ragazzini in questa fase della vita, come gli adolescenti, sono affascinati da cose misteriose, strane e che non conoscono – spiega Guadagnini -. Complice di questi interessi sono anche le serie tv su serial killer, o su contenuti misteriosi o di genere horror che gli studenti guardano. In aggiunta su Youtube circolano alcuni video che divulgano tali pratiche. I ragazzi poi fanno delle ricerche sul web e parlano fra di loro e sperimentano ciò che vedono o leggono”.
Ma cosa ne pensano i genitori? “Alcuni negano il problema, altri ammettono di sapere che i figli guardano alcuni video ma ritenevano non ci fosse nulla di cui preoccuparsi, altri negano anche davanti al racconto dei loro figli e c’è chi non condivide che si sia affrontato il tema facendosi raccontare le cose da loro”, ha proseguito Guadagnini, secondo quanto riportato da L’Arena.
“C’è anche chi ha raccontato di aver scritto il nome del compagno antipatico su una bambola e di averla bruciata. Quando, a sentir parlare di demoni e di Satana, ho fatto presente loro che Satana è il male, mi sono sentita rispondere sì, sì, certo”, ha concluso.
Secondo la dirigente scolastica questi fatti non devono essere sottovalutati: “Dobbiamo occuparcene, con i ragazzi, lavorando sulla razionalizzazione delle paure e sul pensiero scientifico. E con gli adulti, sull’uso consapevole e responsabile delle tecnologie e sull’educazione digitale. Non voglio perdere tempo, lo faremo subito, la sera del 10 maggio”.
Una situazione simile, sempre nella stessa zona, si era verificata tra gli alunni di una scuola primaria nel periodo emergenziale della pandemia. Solo poco più di un mese fa abbiamo riportato un altro caso di attrazione verso l’occulto di alcune adolescenti, che si sono sentite male dopo aver usato una tavola Ouija.
“I casi di studenti che si ritrovano per svolgere sedute spiritiche per fortuna sono pochi – racconta Guadagnini -, ma specialmente dopo il Covid-19 bisogna prestare maggiore attenzione. Durante la pandemia i ragazzini hanno infatti passato le nottate sui social, conoscendo tanti gruppi e venendo a contatto con realtà e storie diverse. I genitori dovrebbero dunque avere un occhio di riguardo in più, controllare che cosa guardano i propri figli. Bisogna inoltre assolutamente promuovere un’educazione digitale rivolta a studenti e famiglie in modo tale da potersi proteggere meglio dai pericoli del web”, questo l’appello dell’esperta.
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