Cinque giorni di vacanza obbligata, domenica compresa, perché le scuole saranno utilizzate come seggi per le elezioni europee, e pure per le amministrative in alcuni comuni italiani, mentre si lotta contro il tempo per le interrogazioni, le correzioni dei compiti, le spiegazioni in vista della prossima chiusura dell’anno scolastico.
A scendere in campo, in alcune realtà locali, anche i sindacati che oltre ad essere contrari, denunciano questa scelta dello Stato di requisire sempre le scuole per farne sede di seggio: “Così facendo si gettano al vento giorni preziosi di lezione alla vigilia della fine dell’anno scolastico. Naturalmente dovranno esse spostate in avanti anche tante interrogazioni dei ragazzi, che potrebbero risultare anche decisive per l’eventuale promozione finale. Perché non vengono utilizzate anche le caserme delle forze armate ed i palazzi delle altre istituzioni pubbliche, come ad esempio le sedi della Camera di Commercio, del Genio Civile o degli stessi Comuni? E poi quando sarà introdotto anche in Italia il voto elettronico, già utilizzato in tanti Paesi sparsi per il mondo?”.
Questa la critica più semplice e anche se i ragazzi gongolano per le vacanze cadute dall’alto, il problema ha una sua conclamata serietà.
Fra l’altro, fanno notare altri sindacalisti, mentre oltre la metà degli studenti devono rimanere a casa, gli altri devono invece continuare ad andare a scuola venerdì, sabato, lunedì e martedì. Infatti non tutte le scuole sono coinvolte nel meccanismo elettorale, creando così una disparità.
Sembra tuttavia che per togliere dalla scuole questa incombenza burocratica sia una impresa assai difficile, considerato che esse sono ben distribuite sul territorio e al loro interno si è già predisposto un meccanismo tecnico-burocratico, che non è facile trasferire in altre sedi pubbliche.
E siccome non si riescono a trovare alternative, l’unica che rimane è sempre quella delle vacanze, con la iniqua ombra che non sono per tutti: alunni e insegnanti
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