Quella dei seggi elettorali nelle scuole è una questione di lunga data, non sempre facile da risolvere. Eppure, in vista delle elezioni regionali di domenica e lunedì prossimi, 147 Comuni della Lombardia e 8 del Lazio hanno spostato i seggi fuori dalle scuole. Si tratta per lo più di piccole e medie dimensioni nella maggior parte dei casi (ad eccezione di Bergamo) ma è certamente un segnale positivo. Sono i risultati della seconda indagine “STOP ai seggi elettorali nelle scuole” promossa da Cittadinanzattiva che ha coinvolto 1905 Comuni delle due Regioni interessate alle elezioni. Tale indagine mirava a conoscere se l’amministrazione comunale avesse valutato la possibilità o già messo in atto di spostare i seggi elettorali dagli istituti scolastici presso altre sedi alternative, pubbliche o private, e cosa ciò avesse comportato in termini organizzativi e di investimenti economici. Il 42% dei rispondenti ha provveduto allo spostamento o lo farà a breve.
Le percentuali dei seggi elettorali presenti all’interno degli edifici scolastici sono ancora alte, l’88% secondo i dati diffusi dal ministero dell’Interno.
“Dopo il fondo di 2 mln di euro messo a disposizione nel 2021, e del quale hanno usufruito 117 Comuni, lo scorso anno chiedemmo al Governo un nuovo stanziamento, possibilmente quinquennale, per agevolare le amministrazioni nell’individuazione e sistemazione di locali alternativi agli edifici scolastici. Appello rimasto inascoltato e che ora rinnoviamo. La scuola è un servizio pubblico che non va interrotto e, piuttosto che restare “chiusi per elezioni”, gli spazi scolastici dovrebbero essere sempre aperti e a disposizione degli studenti, perché luogo nel quale costruire anche modelli nuovi di partecipazione e di cittadinanza attiva. Anche per questo chiediamo di riprendere il percorso per la digitalizzazione del procedimento elettorale e la sperimentazione del voto elettronico, al fine di favorire la partecipazione elettorale da parte delle persone con disabilità, degli anziani, e dei cittadini lontani dalle proprie sedi per motivi di studio, di lavoro, di salute”, afferma Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva.
“Si procede a piccoli passi verso il superamento di una cattiva pratica, tipicamente italiana, di mantenere i seggi elettorali all’interno degli edifici scolastici. Risultati significativi ma insufficienti perché non può essere considerato irrilevante il disagio per le famiglie e per gli studenti di due regioni popolose, quali Lombardia e Lazio, costrette a sospendere le lezioni per tre giorni. Mentre vediamo che nei piccoli centri è più semplice trovare sedi alternative in altri edifici pubblici come palestre, centri anziani o locali comunali, nelle grandi città dovrebbero essere messe a disposizione le caserme o altri edifici statali in disuso ed anche previsti contributi per sostenere le amministrazioni a trovare soluzioni proprie. Per questo crediamo che vadano semplificate le indicazioni tecniche e logistiche che spesso impediscono, soprattutto ai comuni di grandi dimensioni, l’individuazione di sedi alternative e diffuse le esperienze di chi ci è riuscito”, afferma Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva.