Non sempre i rapporti tra docenti e genitori sono rosei. Una madre è stata condannata a mille euro di multa per diffamazione dopo aver parlato in maniera molto minacciosa, su Facebook, della docente del figlio. A riportarlo è La Repubblica. Il caso rischia di creare un precedente.
L’origine della rabbia della madre
Il caso è alquanto complesso. Tutto è iniziato nel 2016, quando la donna è andata a prendere il figlio da scuola in un paesino del Salento e lo ha trovato sporco: “Ma come mio figlio bagnato di pipì?”. Il bambino era appena uscito dal bagno e aveva il grembiule sporco di pipì. La madre si è arrabbiata moltissimo con la maestra, finendo per insultarla di presenza e, poi, online. “Non servi a niente, non sei capace nemmeno di tenere i figli tuoi figurati quelli degli altri”, questo ciò che le ha urlato in faccia. La docente ha scelto di non reagire, per non peggiorare la situazione.
La madre, dal giorno dopo l’accaduto, ha più volte paventato la possibilità di inserire il figlio in una altra sezione o persino di fargli cambiare istituto. Tanto che la docente, a quel punto, ha cercato un chiarimento per trovare un punto d’accordo con la madre del bambino. Ma è stato tutto inutile. Piuttosto che convenire a una soluzione pacifica, la donna ha continuato ad assumere un atteggiamento ostile, bellicoso e minaccioso nei confronti della docente senza curarsi della presenza di altri bambini in tenera età.
Una volta è uscita dalla sezione e, una volta raggiunto il corridoio dell’Istituto, ha iniziato ad urlare: “Ringrazia Dio se non ti ho fatto una faccia da schiaffi” in un colorito dialetto, dopo aver sbattuto la porta. Raggiunto l’esterno del plesso e non pienamente soddisfatta, ha iniziato a gesticolare intimando all’insegnante di uscire. Tornata indietro, ha nuovamente offeso la maestra davanti ad altri docenti, tanti bambini e il collaboratore scolastico ribadendo: “Vedi di stare a casa, tu non vali niente, stai attenta che non finisce qui ti faccio perdere il posto di lavoro”.
“Un episodio che mai può provocare una simile reazione”
“Accendi un cero in chiesa se oggi non ti ho picchiato. Sei brava soltanto a fregarti lo stipendio, accendi un cero in chiesa se oggi non ti ho picchiato, tempo al tempo mia cara e avrò le mie soddisfazioni”, queste le parole della madre scritte sul social network. La docente è rimasta ignara di tutto, fino a quando alcuni genitori non le hanno telefonato per informarla delle ingiurie presenti sul post. Questo è diventato infatti popolare, tra utenti che hanno preso la parte di una o dell’altra protagonista della vicenda. L’insegnante è finita nell’occhio del ciclone, e la sua reputazione, nel paese in cui vive, sarebbe stata intaccata. La docente ha così deciso di denunciare tutto.
La madre è stata condannata per diffamazione e costretta ad un risarcimento di mille euro, per un episodio che “mai e poi mai può provocare una simile reazione”, come sottolineato dalla difesa in sede di discussione.
Docenti vittime dei genitori
Sono purtroppo comuni gli episodi che vedono i docenti vittime di genitori inferociti, che arrivano addirittura alla violenza verbale o fisica. Qualche settimana fa è stata registrata un’aggressione ai danni di un’insegnante, Lucia Celotto, docente di inglese al liceo classico Plinio Seniore di Castellammare di Stabia, picchiata da una madre a scuola.
Durante una lezione la docente vittima della violenza è stata raggiunta dalla donna, che è riuscita a entrare indisturbata in classe, bussando alla porta e iniziando a inveire contro l’insegnante, che ha 35 anni di insegnamento alle spalle.
“Ho visto questa figura venire verso di me e insultarmi pesantemente davanti agli alunni. Poi mi ha colpito alla testa, al braccio e alla spalla sinistra. Sono stata colta di sorpresa, generalmente in istituto non entra mai nessuno, invece ieri mattina è stato consentito a questa donna di salire le scale e raggiungere la classe”, ha dichiarato l’insegnante, scioccata. A quanto pare la madre si sarebbe introdotta a scuola in compagnia di altre tre persone.
“Ero appena uscita dall’aula e l’ho vista arrivare a passo spedito verso di me. Ho pensato ‘ora mi picchia’. Ma finché non ho sentito i colpi non potevo crederci. Poi sono arrivati gli schiaffi. Sul collo, sul viso, gli occhiali si sono rotti. E nessuno è intervenuto. Al piano c’era il bidello, certo. Ha visto ma è rimasto fermo”.