Tutto deriva, dice l’interrogazione, dalla cosiddetta riforma Gelmini che tolse l’obbligatorietà della seconda lingua straniera nella scuola secondaria di primo grado (ex Media) rendendola opzionale. Mentre l’insegnamento dell’inglese per tre ore a settimana fu reso obbligatorio dalla legge 133 che prevede, “nella scuola secondaria di primo grado, che le famiglie possano optare fra tre diverse modalità di istruzione linguistica per i propri figli: tre ore di inglese e due ore di seconda lingua comunitaria (si tratta del modello diffuso nell’istruzione di base e obbligatoria dei Paesi della UE), tre ore di inglese e due ore di potenziamento della lingua italiana per gli alunni migranti o figli di migranti con insufficiente competenza linguistico-comunicativa, tre ore di inglese, potenziate con altre due sottratte alla seconda lingua.” Nonostante le circolari ministeriali tendano a tutelare i posti in organico di seconda lingua, “l’ultima tra le opzioni (tre ore di inglese, potenziate con altre due sottratte alla seconda lingua) crea una conflittualità interna alla determinazione degli organici del personale della scuola. Se da una parte la riforma Moratti, con l’introduzione obbligatoria dell’insegnamento di una seconda lingua comunitaria nel primo ciclo dell’istruzione secondaria aveva creato opportunità di istruzione degli studenti e di lavoro per molti docenti opportunamente preparati alla professione dalle SSIS (Scuola di specializzazione all’insegnamento secondario), dall’altra la legge 133 ha frenato l’espansione degli organici della seconda lingua comunitaria soprattutto a discapito del personale precario della scuola. In particolare questa situazione di conflittualità si è verificata presso l’USP di Genova, in cui i rappresentanti del Comitato Docenti Liguri di Seconda Lingua Comunitaria, precari e non, hanno chiesto di non attivare altre classi di inglese potenziato a discapito della seconda lingua comunitaria in ottemperanza alle normative sopraelencate. Da qui l’interrogazione alla ministra: Quali iniziative concrete intenda intraprendere il ministro al fine di: a) Raggiungere l’obiettivo del plurilinguismo attraverso l’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado di più di una lingua comunitaria, b) Tutelare i docenti, precari e non, di seconda lingua comunitaria risolvendo le situazioni di conflittualità nella determinazione degli organici del personale della scuola.
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