Una studentessa di quattordici anni, si fotografa nuda allo specchio con lo smartphone e lo scatto comincia ad essere in pochissimo tempo diffuso fra almeno una decina di coetanei.
E’ successo a Padova, in una scuola superiore, scossa dalle indagini svolte da carabinieri e polizia postale.
Come riporta Il Mattino di Padova, i militari hanno “fatto visita” ai ragazzi protagonisti del passaggio della foto, proprio per capire meglio la situazione.
Una ragazza è stata prelevata a scuola, dove i carabinieri sono arrivati con il padre, perchè accusata (insieme ad altri nove coetanei) di aver fatto girare la foto dell’amica nuda, che invece frequenta un’istituto della Bassa padovana, dove abita.
Immediata la reazione dell’istituto scolastico che annuncia, tramite il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale Andrea Bergamo degli incontri a scuola in merito: “la polizia postale verrà in classe a tenere delle lezioni sui rischi che si corrono utilizzando con leggerezza smartphone e internet”.
“Anche se abbiamo già deciso, in base alle normative vigenti, di non sottoporre la ragazza in questione a provvedimenti disciplinari, continua il dirigente Bergamo, nelle prossime settimane, proprio nella scuola dove si è verificato il fatto, terremo un incontro con alcuni agenti della polizia postale, nel corso del quale agli studenti saranno spiegati tutti i motivi per i quali, in futuro, non dovranno più inviare foto hard delle compagne di classe e d’istituto e stare in generale molto attenti all’uso che fanno dei dispositivi tecnologici. I rischi che corrono sono molto seri, come in questo caso perché è un comportamento che costituisce reato, contemplato dal codice penale”.
Il dirigente dell’Usr difende l’operato dei carabinieri, che hanno prelevato una dei colpevoli direttamente a scuola: “probabilmente i carabinieri potevano anche risparmiarsi di presentarsi a scuola in divisa, ma, in questo caso, io sto dalla loro parte, dichiara con decisione il dirigente, perché erano stati chiamati direttamente dai genitori e, quindi, in base alle procedure esistenti, non potevano fare a meno di soddisfare la volontà della parte offesa”.