Nel Parco archeologico di Selinunte, in provincia di Trapani, grazie a un intervento sulla vegetazione studiato dall’Istituto Germanico di Roma, è stata riportata alla luce l’agorà più grande al mondo, una vasta area di 33mila metri quadrati circondata dalle rovine di edifici pubblici e privati che costituivano il centro dell’antica città. Scoperti, inoltre, diversi preziosi manufatti.
Tra i manufatti rinvenuti durante gli scavi, anche alcune piastre di cottura d’argilla di tipo greco e una grande quantità di frammenti di ceramica di Mégara Hyblaea (l’antica colonia greca nei pressi dell’attuale Augusta, per essere più precisi tra i comuni di Priolo Gargallo e Augusta, sulla costa orientale della Sicilia, mentre Selinunte si trova affacciata sulla costa sud-occidentale dell’isola). Manufatti che i visitatori potranno ammirare presso l’Antiquarium del Parco più grande d’Europa, con i suoi 270 ettari tra aree archeologiche e natura affacciate sul mare.
Di grande rilievo, inoltre, è ritenuta la scoperta di una porzione di uno stampo, la cui prima parte era stata trovata, poco lontano, dieci anni fa: ora che lo stampo torna ad essere completo gli archeologi pensano che potesse servire per costruire uno scettro. Secondo gli esperti lo stampo, una volta utilizzato, potrebbe essere stato diviso in due parti e sepolto in luoghi diversi all’interno dell’area sacra, affinché nessuno più potesse servirsene.
La squadra di archeologi, guidati da Clemente Marconi, è stata anche in grado di delineare la presenza di un recinto sacro per il culto degli antenati con al centro un “heroòn” (un monumento commemorativo per un personaggio di rilievo), un impianto che ricalca quello di Mégara Hyblaea (Megara Iblea) , antica patria dei coloni greci che fondarono la città di Selinus (Selinunte).
Su “ansa.it” leggiamo che “scavando in profondità intorno al cosiddetto tempio R, costruito nel VI sec. a.C. e poi forse riedificato dopo il 409 a.C. quando i Cartaginesi occuparono e distrussero la città, gli archeologi hanno identificato le mura di un recinto rituale risalente al 610 a.C., non molto tempo dopo quindi l’arrivo dei coloni guidati da Pammilo, che Tucidide fissa al 628 a.C. e Diodoro al 650 a.C. Ed è sempre qui, dentro il tempio R, che la terra ha restituito la parte mancante di una matrice in pietra (la prima era stata trovata dieci anni fa a breve distanza) servita per la fusione di un oggetto in bronzo, sembra uno scettro. Un oggetto così prezioso, ipotizzano oggi gli archeologi, da non dover essere replicato. Per questo subito dopo la fusione le matrici sarebbero state seppellite in due luoghi diversi”.
Per gli archeologi, però, la scoperta più importante è stata quella di una faglia d’acqua sotto le fondazioni del tempio A, un particolare, indica Clemente Marconi, “che conferma l’ipotesi che i primi coloni greci si siano insediati proprio in questa porzione meridionale dell’Acropoli“. Questo sarebbe dunque il punto in cui è sorta l’antica Selinus.
Segnaliamo, infine, che presso il Parco archeologico di Selinunte si sono svolte in passato anche attività didattiche: ricordiamo, ad esempio, che recentemente, in occasione della Giornata della Terra, che si celebra il 22 aprile in tutto il mondo, decine di alunni dell’Istituto “Ruggero Settimo” di Castelvetrano hanno effettuato una passeggiata tra i templi e hanno compilato delle schede di valutazione dei servizi del Parco partecipando così alla prima di tre giornate dedicata alla sostenibilità ambientale (quello di Selinunte è in effetti considerato il Parco archeologico più “green” d’Italia).
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