Sono moltissime le docenti di lettere che assegnano dei libri da leggere ai propri studenti per l’estate. Una di loro ha deciso di proporre una lettura molto particolare: “Il vaso di Pandoro” della giornalista Selvaggia Lucarelli, dedicato all’inchiesta del “Pandoro gate” relativa ai pandori benefici di Chiara Ferragni.
A renderlo noto la stessa blogger, che ha condiviso nelle sue storie Instagram lo screen di una mail che le è arrivata. La docente ha scritto: “Come ogni anno ho assegnato ai miei alunni di terza liceo i libri da leggere per le vacanze, e accanto alla ‘Locandiera‘ di Goldoni spicca il suo libro. Chissà che i ragazzi non aprano così gli occhi sul loro incantato mondo dei social. Grazie”. Lucarelli ha commentato con una sola parola: “Felice”.
Giusto assegnare delle letture “moderne” e “attuali” accanto ai grandi classici della letteratura?
Ci siamo soffermati molto sul modello educativo fornito dalla Ferragni, che in un video di scuse ha parlato di “errori di comunicazione” ed ha annunciato di aver intenzione di donare un milione di euro in beneficienza, come se gli errori potessero essere cancellati con i soldi.
Una docente, Elvira Fisichella, si è concentrata su un altro aspetto interessante. Fare l’influencer ed evitare di proseguire gli studi può essere davvero un obiettivo da raggiungere? Secondo l’insegnante il caso Ferragni dimostra che si tratta di un mestiere “effimero”, fondato su basi fragili, che non sono certamente quelle che può fornire una solida preparazione culturale.
Ecco le sue parole, pubblicate su Voce della Scuola: “Se c’è qualcosa di buono nella vicenda beneficenza/Ferragni è la conferma della caducità della professione di influencer”, ha esordito.
Ecco il suo pensiero: “Per noi che facciamo scuola, ancor più della cronaca è il messaggio che questo episodio ci sprona a diffondere fra i giovanissimi, che troppo spesso ripetono quanto sia inutile studiare questa o quella materia in base a cosa gli servirà realmente nella vita, considerato che molti hanno come modello proprio persone come Chiara Ferragni o qualche TikToker altrettanto famoso. Non c’è docente, specialmente alle superiori, che non si sia imbattuto in affermazioni come: ‘che studiamo a fare se poi basta andare su TikTok per fare soldi?‘. La vicenda di questi giorni fornisce un nuovo tassello importante su cui fare leva, che riguarda finanche i pochissimi ‘fortunati’ che riescono ad arricchirsi creando contenuti sui social, con particolare riguardo proprio alla durata del loro successo che, così come avviene per un cantante o per un attore, può cambiare o addirittura finire in un momento”.
“La Ferragni va ringraziata proprio da chi deve educare le nuove generazioni, perché ci ha fornito un chiaro esempio di fragilità umana, a cui solo studio, cultura e valori sani possono fare da paracadute”, ha concluso la Fisichella.
Una docente, qualche giorno fa, con molta amarezza, si è rivolta alla Lucarelli, a cui ha scritto uno sfogo, da lei pubblicato nelle storie Instagram. Ecco le sue parole: “Non c’è un ragazzino che non abbia l’ossessione del telefono e di come fare soldi sui social. Ogni volta che chiedo ‘cosa volete fare da grandi?’ le risposte più comuni sono: influencer, star di TikTok, Onlyfans; è un fenomeno sociale molto grave”.
“Mi chiedo: quando avremo bisogno di medici, veterinari, contabili, agricoltori, come faremo? Allora sì che meritiamo l’intelligenza artificiale, perché qui negli umani di intelligente non sta rimanendo più nulla”, ha concluso l’insegnante.
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