Il disegno di legge 1192 in materia di semplificazione amministrativa e in corso di discussione al Senato sembra l’ennesima “grida manzoniana”, densa di norme importanti che non si sa se potranno mai essere attuate.
Il provvedimento prevede tra l’altro la revisione del Testo unico sull’istruzione che risale al 1994 ed ha quindi compiuto i 30 anni di vita.
Il fatto è che, come sottolinea anche la relazione illustrativa del disegno di legge, dopo il ’94 sono intervenute molte disposizioni a modificare gli ordinamenti scolastici e lo stato giuridico del personale della scuola e di un nuovo testo unico che raccolga la normativa in vigore ci sarebbe estremamente bisogno.
Basti pensare a come è cambiato il rapporto di lavoro dopo le norme sulla “privatizzazione” del 1993 e alle importanti modifiche introdotte dal Regolamento sulla autonomia. Per non parlare del fatto che anche le competenze di Stato, regioni ed enti locali, di cui pure si parla nel TU del ’94, non sono più le stesse dopo la riforma del Titolo V della Costituzione (2001).
E che dire degli organi collegiali della scuola le cui norme risalgono esattamente a mezzo secolo fa?
Sarebbe come se nell’anno 2000 si fosse preteso di gestire il sistema scolastico con le norme e le regole del 1950.
Il fatto è che di revisione del testo unico si parla da decenni (peraltro è la legge stessa che prevede che tutti i testi unici vengano aggiornati ogni 7 anni).
I tentativi di revisione non sono mancati ma tutti, per un motivo o per l’altro, sono miseramente falliti.
L’ultimo a provarci fu Matteo Renzi con la legge 107 del 2015 che prevedeva appunto l’aggiornamento del TU 297/1994, ma – come è noto – non se ne fece assolutamente nulla.
Il fatto è che riscrivere, o anche solo aggiornare, un testo unico come quello in vigore è una impresa quasi titanica: si tratta di 676 articoli, molti del tutto obsoleti e molti da riscrivere quasi per intero (si pensi per esempio agli articoli sul reclutamento dei docenti).
Il disegno di legge in discussione al Senato prevede che entro 18 mesi dalla entrata in vigore della legge il Governo dovrà adottare un decreto legislativo contenente i criteri per l’unificazione e razionalizzazione delle discipline afferenti alle materie di competenza del Ministero dell’istruzione in un testo unico.
Non si comprende ancora quando e come verrà invece riscritto o aggiornato il testo unico.
In ogni caso è quasi certo che per l’intera procedura i tempi di questa legislatura potrebbero non bastare; basta fare due conti: il ddl in discussione al Senato potrebbe diventare legge nella prima metà del 2025; da quel momento decorreranno i 18 mesi per i decreti legislativi (che però potrebbero essere rivisti nei due anni successivi): si va a finire per l’appunto alla fine del 2026.
Se poi, come sembra, si dovrà ancora lavorare alla riscrittura del testo unico si comprende bene che l’impresa diventa quasi impossibile (non dimentichiamo che per la riforma del voto di condotta, tre articoli semplici semplici, ci è voluto quasi un anno di lavoro parlamentare e ci vorrà un altro anno ancora per il regolamento applicativo).
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