Prosegue il calo della popolazione scolastica nelle scuole abruzzesi: lo denuncia la Flc-Cgil regionale che, nonostante la diminuzione di alunni e classi avrebbe voluto un incremento degli organici.
“Nessun posto in più rispetto all’anno scorso – denuncia il sindacato – ma solo ridistribuzioni interne, che rischiano di aggravare la situazione nelle aree interne e in quelle in cui i contesti demografici una sono più deboli”.
La situazione abruzzese, ovviamente, non è un caso isolato e, soprattutto, non è affatto un “fulmine a ciel sereno” dal momento che il decremento demografico è un fenomeno che procede in modo incessante da diversi anni.
Nel 2022, a livello nazionale, il numero dei nati è sceso sotto la soglia delle 400mila unità registrando così un calo del 20-25% rispetto ai primi anni del nuovo secolo.
Il fatto è che, per il momento, le proposte sindacali fanno riferimento quasi esclusivamente alla possibilità di mantenere invariati gli organici in modo da diminuire il numero di alunni per classe.
E’ probabile, invece, che la questione vada affrontata anche con misure strutturali a sostegno dello sviluppo demografico delle aree più periferiche, oppure con una riforma significativa della scuola del primo ciclo prevedendo, ad esempio, una gestione “unitaria” degli organici di primaria e secondaria di primo grado negli istituti comprensivi.
Secondo la Flc-Cgil, il dato che si riscontra in Abruzzo “è ancora più preoccupante in prospettiva, se pensiamo che il calo più alto riguarda la scuola dell’Infanzia, che a livello regionale perde 1.100 alunni in un anno (570 la scuola primaria, 490 la scuola secondaria di I grado e 560 quella di II grado)”.
“Una vera e propria emergenza – conclude il sindacato – che dovrebbe rappresentare il primo intervento da mettere in ogni agenda politica che guardi al futuro. Ma, su queste questioni c’è un silenzio che ha il sapore della rassegnazione”.
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