Sempre meno iscritti all’Università dei prof over 60
L’Università non è più il percorso post-diploma preferito dalla maggior parte degli studenti: se nel periodo tra il 2003 ed il 2006 la percentuale di 19enni iscritti ad un corso accademico si era attestata al 56%, nell’anno accademico 2007/08 è passata al 50,8% per poi ridursi ulteriormente, al 47,7%, nel 2009/2010. Il dato, che conferma, quindi, la sempre maggiore disaffezione per gli studi accademici, è stato reso noto il 26 gennaio dal “Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario” attraverso la presentazione del’XI Rapporto sullo Stato del sistema accademico italiano.
Secondo lo studio i neo-diplomati diciannovenni che decidono di terminare gli studi sono soprattutto quelli residentinelle località dove è più semplice trovare un impiego: in effetti, i valori più alti di immatricolazioni si riscontrano nelle province di Teramo, Bologna, Isernia e Rieti, dove nell’anno accademico 2008/09 vi sono state 80 immatricolati ogni 100 ‘maturi’; mentre i valori più bassi riguardano le province di Catania, Sondrio e Vercelli, dove la percentuale di immatricolati, sempre rispetto ai diplomati, si è stabilizzata tra il 40% ed il 50%.
Il calo di interesse per gli studi accademici è confermato dal numero complessivo di iscritti agli atenei italiani: “dopo il picco del 2002/03 (74,5%) – si legge nel rapporto del Cnvsu – la percentuale di ‘maturi’ che decide di proseguire gli studi subisce una progressiva diminuzione, scendendo al 66% nel 2008/09, circa due punti percentuali in meno rispetto all’anno precedente”. La diminuzione di matricole è confermata anche dai dati provvisori del 2009/10, che portano la percentuale a 65,7.
I ricercatori dell’istituto di valutazione hanno riscontrato anche un altro dato molto indicativo: gli studenti con un voto di maturità superiore a 90/100 sono concentrati presso atenei privati, come la Luiss di Roma (68,1%), la Bocconi di Milano (il 58%), il Campus Biomedico di Roma (52,6%) e il San Raffaele di Milano (52,5%).
Preoccupa, inoltre, il sempre alto numero di abbandoni: se nell’anno accademico 2008/2009 c’erano 1 milione 812 mila iscritti, il Cnvsu si sofferma sul fatto che in Italia “soltanto il 32,8% degli studenti porta a termine un corso di laurea, a fronte di una media Oecd pari al 38%”.Inoltre, se negli ultimi anni il numero di iscritti ad un ateneo non aveva fatto registrare incrementi, rimanendo quindi stabile, l’organo di valutazione ha sottolineato che, rispetto al 2008/09 “i dati provvisori per l’a.a. 2009/2010 fanno registrare una diminuzione di oltre 15mila unità”, con un tassi di abbandono (mancate iscrizioni al secondo anno di corso) pari al 16,7%.
Cresce anche “la quota di `immatricolati inattivi’, rispetto all’anno precedente” che “si attesta al 13,3%”. Ed anche la regolarità degli studi è in diminuzione: ogni dieci studenti iscritti, quattro sono fuori corso, e le facoltà con gli studenti più assidui risultano quelle con prove di selezione all’ingresso e accessi programmati. Il rapporto ha rivelato anche altre anomalie del nostro sistema universitario. In particolare quella riguardante l’alto numero di docenti avanti con gli anni. Basta dire che il 50% dei professori universitari, circa 7.800, ha oltre 60 anni. E più di 3.000, circa il 20% del totale, ha più di 65 anni. E le cose sono peggiorate negli ultimi anni: “l’età media dei professori ordinari – si legge nel rapporto – passa dai 58 anni del 1998 ai 63 anni nel 2010”. Scarseggiano i giovani anche fra i professori associati: soltanto il 5%, uno su venti, ha meno di 41 anni. Quelli con più di 65 anni sono circa il 6,5% e quelli con età superiore ai 60 anni sono il 23%.
Per i ricercatori va un po’ meglio: per quanto riguarda quelli con fascia di età fra i 35 e i 40 anni risultano nel 2010 più numerosi, mentre nel 1998 la fascia d’età con presenza maggiore di ricercatori era quella fra i 45 e i 50 anni. Ed anche le età medie aumentano: per i professori ordinari, l’età media nel 1988 era di 54 anni e diventa di 59 nel 2010. Quella degli associati era di 47 e diventa di 53. Quella dei ricercatori era di 39 e diventa di 45.