Il 10% degli alunni iscritti nelle scuole italiane è rappresentato da stranieri: si tratta di oltre 800mila ragazzi con cittadinanza.
A ricordarlo è stato il ministero dell’Istruzione, nel comunicare, il 31 agosto, la firma dei due decreti sugli Osservatori per l’inclusione e Integrazione di cui La Tecnica della Scuola ha dato notizia.
“L’Osservatorio – ha detto la ministra Fedeli – sarà uno strumento importantissimo per portare avanti questo processo. La complessità e la molteplicità degli aspetti relativi all’integrazione richiedono una sede qualificata di riflessione. Dobbiamo dare risposte efficaci alle storie e ai bisogni educativi di chi è appena arrivato nel nostro Paese, ma anche delle ragazze e dei ragazzi figli di migranti che nascono, crescono e studiano in Italia la cui cittadinanza, penso al dibattito sullo Ius soli, che mi auguro sia rapidamente approvato, si costruisce giorno dopo giorno proprio nelle nostre scuole”.
Riteniamo il ragionamento della ministra Valeria Fedeli più che condivisibile. Vi sono classi, in alcuni centri cittadini, dove il numero di stranieri supera quello degli alunni italiani. L’istituzione scolastica non può non adeguarsi: servono, soprattutto, modalità di accoglienza ad hoc e didattiche mirate.
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Molto spesso, per raggiungere questo obiettivo, occorrono quindi metodologie e contenuti didattici a parte. Quindi diversificati, un po’ come avviene, con le dovute differenze, con gli alunni con problemi di apprendimento.
Questi, però, se certificati hanno il docente di sostegno. Per gli alunni stranieri, invece, non sono previsti insegnanti aggiuntivi. E qui sta il punto: i docenti aggiuntivi sono indispensabili, se si vogliono creare sottogruppi di alunni, all’interno della classe, con docenti in compresenza a supporto.
Basti pensare a tutti quegli allievi italiani che non conoscono l’italiano. È chiaro che il docente curricolare da solo, con classi che superano ormai sempre più spesso le 25 unità, non ce la può fare. Certamente, ogni scuola si organizza con progetti propri, ma facendo i salti mortali. E, comunque, sempre con gli stessi docenti. Una mano, in questo senso, è arrivata con il potenziamento della Legge 107/15.
Costituire degli Osservatori, quindi, può essere un buon primo passo. Ma non fermiamoci lì.
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