Un docente su due reclama norme più severe che lo tutelino dalle sempre più frequenti aggressioni da parte dei genitori: da un sondaggio della Tecnica della Scuola risulta che il 90% dei docenti vorrebbe regole ancora più severe e il 43% sarebbe d’accordo con l’arresto immediato nei più casi particolarmente gravi.
Dall’indagine – realizzata dal 10 al 12 novembre e cui hanno partecipato 244 utenti – risulta che la stragrande maggioranza del corpo docente italiano ha maturato sempre maggiore insofferenza verso quei genitori che si mostrano aggressivi e violenti nei loro confronti.
L’ultimo dei casi di aggressione verso il personale docente è quello accaduto qualche giorno fa in Sardegna, dove un genitore ha colpito con una testata al volto il docente del figlio solo perché in mattinata lo aveva rimproverato perché disturbava durante la lezione.
A questo proposito, potrebbe risultare bene accetta, se approvata, la proposta di legge avanzata dall’onorevole della Lega Rossano Sasso e approvata un mese fa alla Camera per modificare gli articoli 336 e 341 bis del codice penale, per l’oltraggio, la violenza e minaccia a pubblico ufficiale, per cui aumentare la pena “fino alla metà se il fatto è commesso dal genitore esercente la responsabilità genitoriale o dal tutore dell’alunno”.
In particolare, la pena, fino a un massimo di 5 anni di reclusione, con la nuova norma viene portata a 7 anni e mezzo nel caso in cui la persona aggredita faccia parte del personale scolastico e l’aggressore sia un genitore di un alunno.
In generale, gli insegnanti chiedono di essere ancora più protetti. Esemplari risultano i commenti al sondaggio degli stessi docenti. “La situazione è peggiorata a seguito delle troppe leggine a favore dei ragazzi che debbono essere promossi indipendentemente dal grado di preparazione perché si deve raggiungere la stessa percentuale dei promossi degli Stati del nord Europa”; “Il problema risiede proprio in questi continui inasprimenti delle pene che fanno somigliare la giustizia più ad una “vendetta” che non analizza più le cause ma si limita a punire”; “Ammende in denaro, salatissime, certe e da liquidarsi prima di subito. Spaventa più un risarcimento di migliaia di euro che l’arresto, figuriamoci se la cavano gli assassini”.
A partecipare all’indagine sono stati per la prevalenza docenti che lavorano nel Nord Italia, seguiti dalla categoria altro e poi genitori e studenti.
Di recente, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha fatto sapere che i casi di violenza verso gli insegnanti in servizio si sono attestati ormai su una media di cinque al mese.
Anche per questo, il ministero dell’Istruzione e del Merito dovrebbe costituirsi parte civile per difendere in tribunale i docenti colpito con particolare violenza dai genitori.
A questo proposito, va anche ricordato quanto approvato il 9 agosto 2019 a pagina 186 della Gazzetta Ufficiale, serie Generale: “Art. 341 -bis (Oltraggio a pubblico ufficiale) . – Chiunque, in luogo pubblico o aperto al pubblico e in presenza di più persone, offende l’onore ed il prestigio di un pubblico ufficiale mentre compie un atto d’ufficio ed a causa o nell’esercizio delle sue funzioni è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena è aumentata se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato”.
La norma in vigore è stata avallata con l’allora decreto sicurezza bis, che ha introdotto una “stretta” sui reati commessi verso i pubblici ufficiali, quindi anche verso gli insegnanti e tutto il personale in servizio nella scuola, come una risposta all’escalation di casi di violenza verso gli insegnanti.
Ma quando subisce un’aggressione verbale o fisica, il docente cosa deve fare? La procedura prevede che l’insegnante deve sempre informare, con una lettera scritta, il proprio dirigente scolastico, il quale, come prevede l’articolo 2087 del Codice civile, è obbligato ad adottare le necessarie misure atte a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei dipendenti.
L’insegnante aggredito dovrebbe anche chiedere allo stesso preside di prendere provvedimenti per garantire le condizioni di sicurezza in ambito lavorativo previste dalla legge e scongiurare il ripetersi di ulteriori aggressioni in grado di provocare danni morali, fisici e/o biologici nei propri confronti.
Se sono stati riportati traumi o ferite, il lavoratore deve recarsi subito in pronto soccorso per le cure del caso e chiedere il rilascio del certificato medico attestante la diagnosi e le circostanze che hanno causato la richiesta di cure mediche presso la struttura ospedaliera: è bene ricordare anche la certificazione medica dovrà essere anche allegata alla successiva denuncia da presentare alla polizia giudiziaria o ai carabinieri.
Precisiamo che l’indagine è stata realizzata dalla testata giornalistica “La Tecnica della Scuola” nel periodo che va dal 10 al 12 novembre 2023. Hanno partecipato 244 soggetti. Il sondaggio non ha carattere di scientificità: i risultati derivano da conteggi automatici.
La Tecnica della Scuola non si assume alcune responsabilità per utilizzi impropri o parziali dell’esito dell’indagine effettuata.
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