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Sempre più stranieri: ma non è invasione, dodicesimi in Europa

Risiede al Nord, è maschio, minorenne o comunque giovane entro i 40 anni, proviene in prevalenza dall’Europa centro-orientale (Albania, Romania, Ucraina, Moldavia), dall’Africa (Marocco) o dall’Asia (Cina, Bangladesh, Pakistan), risiede in famiglia al centro-nord (tra Lombardia, Veneto, Lazio, Emilia-Romagna), è occupato in lavori poco qualificati (operaio, artigiano, badante) ed è intenzionato tirare su famiglia nel nostro Paese. L’identikit dello “straniero” in Italia, con regolare permesso di soggiorno in tasca, realizzato dal Ministero dell’interno nel primo rapporto sull’immigrazione, conferma l’aumento esponenziale degli alunni non italiani fotografato qualche mese fa dal Ministero della pubblica istruzione.
Non si tratta, come qualcuno sostiene, di un fenomeno tutto italiano. Anzi, secondo il Viminale, che ha realizzato lo studio analizzando dati Istat, Eurostat e dello stesso Ministero, anche se in crescita rispetto al 2006 (+129.000), l’Italia rimane comunque tra gli ultimi posti in Europa: non occuperebbe infatti il terzo posto per percentuale di stranieri – come rilevava la Caritas qualche mese fa – bensì il dodicesimo dopo Svizzera, Austria, Germania, Belgio, Grecia, Francia, Irlanda, Svezia, Danimarca, Regno Unito e Norvegia.
Nel nostro Paese dunque al primo gennaio 2007 (ultimi dati disponibili) gli stranieri con permesso di soggiorno per motivi di lavoro o familiari risultano 2.414.972 (il 5% dei residenti. Una percentuale praticamente identica a quella rilevata da viale Trastevere sui banchi di scuola: lo scorso anno scolastico nei nostri istituti risultava straniero il 5,6% degli alunni, mentre meno di dieci anni fa (a.s. 1997/98) questa percentuale era solo dello 0,8. A livello numerico, gli alunni stranieri che hanno frequentato le scuole statali e non statali del nostro Paese nell’anno scolastico 2006/2007 sono stati 501.494, mentre dieci anni prima erano poco più di 70 mila. Negli ultimi anni gran parte della crescita si è concentrata sull’istruzione secondaria di secondo grado (102.829 alunni, di cui circa l’80% in istituti tecnici e professionali). Tuttavia le percentuali sono nettamente inferiori a quelli di altri Paesi europei di consolidata immigrazione, come Francia, Germania, Inghilterra, Olanda (oltre il 10%), e comunque inferiori anche a Paesi di recente immigrazione come la Spagna (7,6%).
Mettendo in parallelo i due rapporti si scopre che entrambi presentano una “rilevante frattura territoriale”, con il Centro-Nord molto diverso dal Sud: il dicastero dell’interno ha fatto sapere che più dell’88% della popolazione straniera risiede infatti a nord di Roma (ben un quarto in Lombardia, seguono Veneto, Lazio ed Emilia-Romagna). Per quello dell’istruzione su 100 alunni non italiani ben 90 frequentano le scuole del Centro-Nord e solo 10 quelle del Mezzogiorno. “In alcune scuole – hanno rilevato i tecnici della PI – si registra una particolare concentrazione: in 888 istituzioni scolastiche si supera il 20% di presenze di alunni stranieri, in 89 si supera il 40%. Tra le province con il maggior numero di scuole con significativa concentrazione troviamo Milano, Torino, Bolzano, Roma, Brescia”.
Anche la provenienza degli immigrati, tornando al rapporto del Viminale, si è molto modificata negli anni. La percentuale di marocchini, tunisini e filippini risulta diminuita, mentre è aumentata quella di albanesi (la comunità più numerosa: 280 mila permessi), di rumeni (278 mila) e, in generale, di cittadini dell’Europa orientale (quasi decuplicati in quattro anni ucraini e moldavi) e dell’Asia (cinesi, bangladeshi e pakistani).
Tante e diversificate cittadinanze che si ritrovano presenti anche nelle aule scolastiche: 216 delle 888 istituzioni scolastiche esaminate da viale Trastevere lo scorso anno erano frequentate da alunni provenienti da oltre 20 nazioni diverse. Speculare anche a scuola la presenza di nazionalità maggiormente rappresentate sui banchi: le maggiormente rappresentate sono l’Albania (77.846, pari al 15,5%), la Romania (68.381, il 13,6%) ed il Marocco (67.820, il 13,5%). Da questi tre Paesi proviene il 42,6% di tutti gli stranieri. Seguono i ragazzi cinesi (24.361, il 4,9%), la Serbia-Montenegro e l’Ecuador (entrambe con il 3,2%). L’incremento di iscritti rispetto all’anno precedente (2005/06) è invece nettamente a favore dei giovani rumeni (il 29,5%); seguono, molto staccati, i ragazzi dell’Ecuador (15,2%), della Macedonia (14,8%) e del Perù (14,4%).
Un mutamento che si ritrova nella crescita del numero di figli stranieri: nel 2006 sono stati 57.765, +11% dal 2005, circa il 10% dei nati in Italia. Ed anche l’andamento dei nati per mille stranieri residenti in Italia è praticamente raddoppiato in poco più di dieci anni: oggi sono presenti circa 398 mila cittadini stranieri residenti nati nel nostro paese, è la ‘seconda generazione’ degli immigrati. Ma cosa sono destinati a fare gli stranieri nel nostro Paese? Per il Viminale prima di tutto, a differenza di molti paesi europei (Germania, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Regno Unito), il tasso di occupazione degli stranieri risulta piuttosto sostenuto: in prevalenza riguarda lavori poco qualificati (tre su quattro sono operai, artigiani o non qualificati) con conseguenti bassi redditi. Nel 2006 sono state presentate 582.383 istanze di prima assunzione presso lo sportello unico per l’immigrazione, ma il 30% delle domande ha avuto esito negativo. Come dire: anche per gli stranieri la strada è tutt’altro che in discesa.

Alessandro Giuliani

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