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Senatrice Granato, non siamo un “pugno di soggetti che si definiscono insegnanti”

A vivacizzare la monotonia di questa quarantena è arrivato negli ultimi giorni il commento della senatrice Bianca Laura Granato, che con una malizia talmente sfacciata da rasentare il candore, si lascia andare su Facebook a considerazioni fortemente sbilanciate sulla ineluttabile necessità del bandire i concorsi scuola così come sono stati concepiti nel dicembre scorso.
Del suo appassionato post la citatissima definizione riservata ai precari, “pugno di soggetti che si definiscono insegnanti, ma tali sono solo perché il caso ha voluto così” rappresenta solo la parte più esplicita, ma non la più velenosa.
In un vortice di invocate correlazioni senza causalità, la senatrice attribuisce alla mancanza di una “selezione” (e dovremo tornare a definire questa parola, nell’accezione che le da’ la senatrice) la stagnazione sociale del paese, la decadenza del sistema pubblico di istruzione, le disparità salariali con l’Europa, la crescita del sistema privato a danno di quello pubblico, le pressioni per la regionalizzazione del sistema di istruzione, il blocco dell’ascensore sociale.
Colta da un raptus di luoghi comuni e citazioni in latino, la senatrice Granato fa culminare il post nel deprimente screenshot della cantonata presa dai giornalisti del Tgcom24 nel commentare la scomparsa di Sepulveda.
Articolo scritto da un insegnante precario, a quanto pare. O da uno studente rovinato dall’incapacità di un insegnante precario, è quello che la senatrice Granato vuole farci credere.
Ma vediamo in cosa consiste il sofisticatissimo filtro qualità per il concorso straordinario che la senatrice Granato difende con tanta passione.
Si tratta di un quiz a risposta multipla, ottanta domande in ottanta minuti (trattabili, ed è l’unica concessione che il Ministero sembra disposto a fare) nel quale il candidato deve ripondere correttamente al 70% delle domande. Chi supera questa soglia ma non risulta vincitore per inferiore peso di titoli e servizio ottiene la decantatissima abilitazione, che comunque non da’ diritto all’assunzione.
Un quiz a risposta multipla (“abilitante”?) è l’unica selezione degna di questo nome – guai a paventare percorsi per l’assunzione che prevedano valutazioni in itinere o in uscita sull’effettivo lavoro di un insegnante dentro una vera scuola – che la senatrice Granato e la ministra Azzolina non solo concepiscono, ma vogliono rivendere al proprio elettorato come l’unica virtuosa e l’unica possibile.
L’unica, forse, alla portata delle scarse capacità di valutazione della qualità della didattica di cui il Ministero, più preoccupato di evitare ricorsi che non di assicurare un effettivo futuro alla scuola italiana, sa di poter contare.
In questo senso, il post della Granato si “inserisce perfettamente nel solco” di una vergognosa e becera delegittimazione della categoria precari della scuola pubblica che ha accompagnato la discussione – più successione di proclami unilaterali che discussione, ad essere onesti – intorno all’uscita dei bandi. Ma a fine aprile, grazie ai bandi l’impavida Ministra e i suoi potranno finalmente far cadere la scure della “meritocrazia” su questo sottobosco di individui disperati e senza talenti che, nel frattempo, nella solitudine delle loro case e contando esclusivamente sulle loro risorse morali e materiali, si stanno spendendo nella didattica a distanza quanto i loro colleghi di ruolo, senza poter godere dello stesso sostegno economico e di una relativa certezza sul futuro

Coordinamento Precari/ie Bologna e Modena

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