Quella della Corte di Giustizia dell’Unione Europea è una pronuncia annunciata. La questione pregiudiziale era stata sollevata oltre che dalla giustizia ordinaria anche dalla stessa Corte Costituzionale. Come se non bastasse, già l’Avvocato Generale presso la Corte, nelle sue conclusione depositate il 17 luglio 2014, aveva rilevato la fondatezza della domanda pregiudiziale e proposto alla Corte l’accoglimento. La sentenza è incontrovertibile, “La normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola è contraria al diritto dell’Unione Europea. Il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non è giustificato”. Essa segna una svolta sia nel settore pubblico che in quello privato. La sentenza è giuridicamente vincolante per tutti gli Stati membri.
“Un risultato che evidenzia come nel nostro Paese –ha affermato il Prof. Francesco Greco, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti – le tutele del lavoro debbano essere rafforzate e non ridotte, le riforme del Governo vanno in tutt’altra direzione. Dalle misure contenute nel Job Act a quelle annunciate per la scuola, si può vedere un unico filo conduttore, la progressiva spoliazione di diritti e di tutele dei lavoratori e la trasformazione del rapporto di lavoro in un rapporto di vassallaggio. E spiace che tutto questo avvenga sotto le spoglie di una forza politica che per l’affermazione dei diritti dei lavoratori ha impegnato e sacrificato le sue intelligenze migliori”.
“La sentenza della Corte – prosegue Greco – non risolve le controversie in atto, spetterà adesso ai giudici italiani ove sono pendenti le cause di lavoro risolverle conformemente alla decisione della Corte, dato che la pronunzia pregiudiziale è giuridicamente vincolante. Si tratta comunque di una decisione che vincolerà anche gli altri giudici ai quali verrà sottoposto un problema simile. Ci aspettiamo, tuttavia, dal Governo che la questione assunzioni venga stralciata da ogni ipotesi di riforma della scuola e affrontata al più presto con gli strumenti legislativi già disponibili e con risorse effettivamente aggiuntive evitando agli interessati un inutile dispendio di denaro per cause in cui lo Stato italiano non potrà che essere soccombente”.
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