La Tecnica della scuola aveva già trattato la questione di un assurdo procedimento disciplinare irrogato quattro anni fa, dalla ex dirigente scolastica dell’IC “Elio Vittorini” di Solarino ( Siracusa), ad una docente di Arte e Immagine della scuola secondaria di I grado. Avevamo scritto nel gennaio 2020 che l’apertura del procedimento disciplinare era davvero incredibile e che il tutto poteva essere risolto con un semplicissimo confronto chiarificatore tra dirigente scolastico e docente. Recentemente, in data 23 febbraio 2024, il giudice del lavoro di Siracusa, dott. Paolo Marescalco, annulla la sanzione disciplinare ingiustamente irrogata alla docente e condanna la dirigente scolastica dell’IC di Solarino, ormai andata in pensione da qualche anno, alle spese processuali e del CTU. Possiamo affermare di essere stati, ancora una volta, facili profeti e ci piace sottolineare che dagli atti si comprendeva l’infondatezza del procedimento sanzionatorio dell’avvertimento scritto.
I fatti si riferiscono alla fine dell’anno 2019, nel momento in cui la Ds dell’Istituto Comprensivo di Solarino in provincia di Siracusa contestava ad una docente, ai sensi dell’art.55 bis del d.lgs.165/2001 e del d.lgs.75/2017, l’utilizzo improprio del canale social Facebook.
La Ds ha ritenuto, ingiustamente e frettolosamente, che, alcuni post pubblicati in novembre 2019 dalla docente, avessero denigrato il personale della scuola e fossero stati lesivi dell’immagine dell’Amministrazione.
Il post incriminato non era affatto denigratorio nei confronti dell’Amministrazione, semmai era di una sottile ironia tanto da essere giustificato da quello che comunemente si può chiamare il diritto di satira o di critica. Bisogna sottolineare che la contestazione fatta dalla Dirigente scolastica non trova riscontro nella violazione di qualsiasi codice comportamentale e non si comprende la vera motivazione dell’avvio di un procedimento disciplinare. Il post condiviso dalla docente è di natura correttamente ironica, non presenta volgarità e, in linee generali, evidenzia alcune criticità e realtà del sistema scolastico autonomo, riguardanti l’organizzazione del lavoro interno e l’immagine delle scuole italiane quando sono impegnate a fare orientamento.
In data 23 febbraio 2024, dopo 4 anni dalla sanzione disciplinare, arriva per la docente la sentenza del Tribunale di Siracusa che annulla la sanzione disciplinare e condanna la dirigente scolastica Messina alle spese processuali e del CTU. Netta la soddisfazione della docente, del suo legale avv.Claudio Spada e della Gilda Insegnanti di Siracusa con la sindacalista Maria Cassonello.
Nella sentenza il giudice scrive: “… dalla trascrizione delle conversazioni emerge una situazione di indubbia prevenzione a fronte della richiesta di chiarimenti o volontà di spiegazioni da parte della docente. Conversazione che dal sottoscritto è stata qualificata atipica per non dire altro…”.
Il giudice continua affermando che: “Dall’esame degli atti non emerge la sussistenza di un comportamento denigratorio del contesto scolastico così come qualificato ed attribuito alla docente sanzionata. Si ribadisce che non sussiste un comportamento denigratorio nella pubblicazione su facebook che può farsi rientrare nel potere di critica o di satira e sicuramente è inficiato di regolarità per le modalità di svolgimento il procedimento disciplinare“.
Per tali motivi il giudice annulla la irrogazione di sanzione disciplinare dell’avvertimento scritto e condanna la parte resistente alle spese processuali e alle spese del CTU.
Sul caso della sentenza del tribunale di Siracusa abbiamo chiamato il Coordinatore Nazionale della Gilda Insegnanti Rino di Meglio per chiedergli cosa ne pensa del caso specifico e dell’attuale sistema delle sanzioni disciplinari dei docenti e di come viene applicato. Il Coordinatore Nazionale della Gilda ha così risposto: ” La prima impressione leggendo la sentenza di Siracusa è l’immensa amarezza per gli incredibili temi della giustizia. Ricordo che il testo originario della legge 300/70 (Statuto dei lavoratori) fissa in sei mesi i tempi del giudizio del lavoro: una tempistica rimasta purtroppo. solo nelle pie intenzioni.L’altro macro problema è che in Italia, quando si salgono i gradini della scala gerarchica, chi sbaglia non paga. Non leggeremo mai che la tale Dirigente scolastica è stata sospesa dal servizio per aver abusato del proprio ruolo e sanzionato ingiustamente il dipendente. Probabilmente neppure le spese pagherà di tasca propria. Intanto paga lo Stato, in seconda istanza, se in un domani lontano la Corte dei conti le chiedesse il danno causato all’erario, interverrebbe la polizza assicurativa prevista nel contratto dei dirigenti scolastici.La sentenza evidenzia la scarsa preparazione giuridico-tecnica di troppi dirigenti, ed inoltre che l’attuale sistema del procedimento sanzionatorio per i docenti è ingiusto. Che il Dirigente scolastico svolga la funzione inquirente e giudicante, talvolta anche di parte lesa, è contro qualsiasi elementare principio di terzietà del giudice, previsto in qualsiasi minima civiltà giuridica.Bisogna che il sistema sanzionatorio, previsto nella scuola fornisca un minimo di garanzie,Quando c’era la possibilità del ricorso gerarchico, le ingiustizie erano in minor numero, bisogna raffreddare la conflittualità ed almeno prevedere l’obbligatorietà del tentativo di conciliazione“.
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