Sentenza della Corte di giustizia europea. Avevamo sottolineato come la questione della reiterazione illegittima dei contratti a tempo determinato fosse stata sollevata primariamente dagli Ata.
L’assistente amministrativo Mario De Nuzzo, 43 anni, 9 anni di precariato è incluso nelle graduatorie permanenti Ata di Catania dal 2006 nel profilo di amministrativo e dal 2012 nel profilo di collaboratore scolastico.
Da quale motivazione è nata l’idea di fare ricorso nel 2008 al Tribunale del lavoro di Catania?
L’idea è nata da sentimenti di rabbia e frustrazione per il perdurare di uno stato di precariato oltre il limite consentito dalla Dir. 1999/70/CE (36 mesi di servizio su posto vacante), per una disparità di trattamento giuridico ed economico tra personale di ruolo Ata e personale precario Ata e infine per sfatare l’idea ricorrente che non puoi metterti contro il tuo datore di lavoro pubblico o privato.
Lei, che ha tanto lottato per ottenere i diritti suoi e di tanti altri precari, si aspettava questa sentenza?
Mi auguravo che potesse esserci una sentenza del genere, ma le probabilità obiettivamente erano in bassa percentuale. Mi aspettavo più che altro un cospicuo risarcimento del danno per illegittima apposizione al termine del contratto e per perdita evidente di chance di lavoro. D’altra parte gli orientamenti giurisprudenziali potevano essere di 2 tipi: europeisti o conservatori, grazie a Dio è prevalso il primo tipo di orientamento, ma obiettivamente la giustizia italiana esce per l’ennesima volta con le ossa rotte e senza tutele crescenti verso i lavoratori.
Quali possibili scenari si aprono per i precari a suo parere?
A mio parere, come evidenziato dai miei legali, si apre un’autostrada per i precari della scuola. Della sentenza emessa dalla Corte di Giustizia Europea sono ineccepibili la raffinatezza e le motivazioni che impegneranno i tribunali italiani e lo stesso governo a recepire una sentenza sovranazionale. Vero e unico monito senza precedenti, la sentenza apre scenari ampi per il pubblico impiego, facendo giustizia di un palese sfruttamento legalizzato in violazione di una direttiva recepita e mai applicata al comparto scuola.
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