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Senza gli alunni dell’Ue le scuole inglesi saranno peggiori

Se l’Inghilterra esce dall’Unione europea, i genitori dei ragazzi in età scolare devono sapere che potrebbero esserci delle ripercussioni. Infatti, rendendo più difficile l’accesso degli immigrati dall’Ue, la qualità delle scuole frequentate dai loro figli rischia di diminuire. Lo sostiene una ricerca realizzata da School Dash, sito che si occupa di comparazioni, statistiche e indagine analitiche sul mondo dell’istruzione, e riportata dal Corriere della Sera.

Secondo tale ricerca le scuole primarie con un alto numero di studenti bianchi, non inglesi o irlandesi, gli allievi che hanno una lingua d’origine diversa, non solo vanno bene a scuola ma determinano spesso risultati migliori anche tra i loro compagni.

Come mai? Da una parte perché spesso portano alla scuola inglese le conoscenze che derivano dai loro studi all’estero, anche se si tratta di elementi basilari di matematica e scienze, ad esempio. Poi perché l’impegno di questi allievi negli studi risulta superiore rispetto a quello della media dei bambini inglesi e quindi serve da sprone.

 

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Secondo la ricerca, che ha preso in esame più di 20mila scuole, quasi dappertutto gli istituti caratterizzati da un numero superiore di allievi figli di immigrati hanno raggiunto livelli migliori di apprendimento. Sintomatico il caso di Londra, dove i giovani di origine non anglosassone sono più numerosi e spesso, visto che provengono da famiglie ben educate e di un buon livello culturale, riescono ad apportare ricchezza al lavoro in classe.

Secondo gli esperti inoltre i genitori inglesi non aiutano o non seguono negli studi i loro ragazzi, tanto quanto quelle dei compagni provenienti da altri paesi dell’Unione europea. I piccoli britannici così finiscono per fare brutta figura di fronte all’insegnante.

Un ragionamento che dovrebbe far riflettere le famiglie anche in vista del voto del referendum. 

Pasquale Almirante

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