In un articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera, Vincenzo Rosati, insegnante napoletano che opera all’interno del progetto IoValgo presso la scuola CasArcobaleno nel quartiere di Scampia, si pone una domanda più o meno retorica: “Ma davvero possono usufruire tutti della Dad? Il diritto allo studio (per ora a distanza) è stato tutelato e garantito per le fasce più povere e deboli della popolazione?”
La risposta, secondo Rosati, è del tutto negativa.
L’insegnante così argomenta: “Guardiamo nelle periferie, dove vive la maggior parte di questa popolazione che di anno in anno cresce considerevolmente. Se durante il periodo ante-Covid la situazione socio-culturale nelle periferie, dove vivono (o giacciono) i dimenticati, era grave, adesso è una tragedia in atto”.
“Nei soli 4 kmq di estensione del quartiere ci sono quasi 100.000 abitanti – spiega Rosati – e la Dad non fa che amplificare i profondi disagi familiari con cui si è costretti a vivere come in un carcere. Seguire le lezioni da casa non è facile quando non si ha alcuno strumento elettronico né connessione alla rete né tantomeno una stanza propria per poter seguire le lezioni, ma solo uno smartphone e un divano letto o un tavolo della cucina da condividere con altri fratelli o sorelle, con la mamma o il papà, magari agli arresti domiciliari, o la compagna o il compagno di questi che non accetta i figli e in alcuni casi li maltratta”.
“E’ un fatto grave – conclude l’insegnante napoletano – che le periferie vengano ancora una volta lasciate per ultime, ma è ancora più grave che la risposta educativa alla situazione emergenziale creata dal Covid-19 non sia partita anzitutto dalle fasce più deboli”.
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