C’è timore per la ripresa della scuola a settembre. Come c’è amarezza, tra il personale, per la questione degli stipendi, che per via del Coronavirus sembra essere stata messa nel dimenticatoio. La Tecnica della Scuola ne ha parlato con Elvira Serafini, segretario generale del sindacato Snals-Confsal.
Dottoressa Serafini, al 1° settembre mancano solo 60 giorni: siete più preoccupati per gli spazi che mancano nelle scuole, per il poco tempo per crearli o per l’intenzione del ministero di nominare solo 50 mila docenti e Ata in più?
Siamo molto preoccupati per i tempi a disposizione, troppo strettì per la messa in atto non solo di opere di edilizia leggera, ma anche per lo svolgimento delle stesse intese territoriali preliminari alle azioni concertate con gli enti locali. Garantire gli spazi necessari ad assicurare il distanziamento fisico è indispensabile.
È solo un problema di spazi?
No, non basta risolvere la questione degli spazi, ma vanno potenziati gli organici: su questo fronte ci auguriamo l’adozione di provvedimenti amministrativi rapidi e semplificati.
C’è anche la questione delle graduatorie esaurite: c’è il rischio fondato che una buona parte delle oltre 200 mila supplenze annuali vengano assegnate tramite Mad. Quindi anche le 50 mila assunzioni aggiuntive. Andrà a finire così?
Speriamo proprio di no. Se fossero state accettate le richieste di una procedura straordinaria veloce per la quale ci siamo lungamente battuti, il problema non si porrebbe in questi termini, ma le nostre proposte non hanno trovato ascolto.
Se si dovesse ridurre il tempo scuola o tornare alla didattica a distanza, lei pensa che sarebbe un fallimento?
Il diritto allo studio degli studenti va assicurato. Non è accettabile pensare di ridurre il tempo scuola, ma anche l’uso della DaD va confinato a un ruolo complementare e residuale, a meno che non sia necessario ricorrere a nuove fasi di lockdown. La DaD ha salvato la scuola in una situazione emergenziale, grazie all’impegno straordinario del personale scolastico, soprattutto dei docenti, e dei dirigenti scolastici, ma ha anche aumentato le disuguaglianze, poiché non tutti gli alunni hanno avuto uguali possibilità di usufruire un insegnamento condotto con questi strumenti.
Perché non si parla più di rinnovo del contratto?
Questo silenzio da parte del Governo è inaccettabile. Noi continuiamo senza sosta a chiedere di riaprire la nuova stagione contrattuale. Proprio la vicenda della DaD è esemplificativa dell’urgenza di rinnovare il contratto: durante i mesi appena trascorsi il personale ha aderito spontaneamente a forme di impiego non previste dall’attuale contratto. Se si dovesse ritornare alla DaD ci troveremmo di fronte ad un vuoto contrattuale insostenibile.
La ministra ha confermato che grazie alla riduzione del cuneo fiscale a luglio si potranno avere “aumenti” fino 100 euro. Solo che non si tratta di provvedimenti garantiti per sempre. E a dire il vero nemmeno di veri aumenti. Quando si avranno quelli veri a tre cifre di cui si parla da tempo?
Il prossimo contratto dovrà garantire gli aumenti che lo Snals da sempre chiede. Altrimenti non saremo disponibili nemmeno ad avviare le trattative. D’altra parte questa emergenza sanitaria e le misure finanziarie messe in campo dall’Europa per la ripresa devono rappresentare un’occasione per rilanciare i settori della Conoscenza, Scuola, Università, Ricerca e Afam, anche allineando finalmente le retribuzioni della scuola e dell’intero comparto a quelle medie europee.
Parliamo dello sciopero “a distanza” proclamato dai sindacati maggiori l’8 giugno scorso: i numeri dicono che si tratta di uno dei risultati peggiori degli ultimi decenni. Non le sembra che in questo modo avete rafforzato le scelte del Governo e della ministra Lucia Azzolina?
Assolutamente no! Si è trattato di uno sciopero virtuale, anch’esso condotto in una modalità al suo debutto. Un segnale per rappresentare, come Sindacato, la totale insoddisfazione per le misure a sostegno della scuola messe in atto fino a quel momento.
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