Ama la radio il bresciano Sergio Rozzi (1967), per le stesse ragioni, suppergiù, che Eugenio Finardi dichiarò in un’antica canzone: «Le parole, attraverso il suono, raggiungono immutate chiunque in qualsiasi parte della terra. Le nuove tecnologie la vorrebbero superata, e invece conserva un fascino indistinto e misterioso, specie nelle ore notturne, se uno l’ascolta perdutamente sino alle prime luci dell’alba». La radio arriva dalla gente, entra nelle case e ci parla direttamente. Sull’essere diretti potremmo ricevere, da Rozzi, più di una lezione probabilmente senza timore di stanchezza e noia né senza rischiare di cogliere mai, in lui, neppure l’accenno di atteggiamenti cattedratici.
Sergio Rozzi agli “Incontri Fruscianti” di Brescia
Chiarezza e passione per l’approfondimento vengono a Sergio dalla militanza: venticinquenne, in un percorso di formazione che lo assorbe interamente, acquisisce, come collaboratore di alcune importanti testate cittadine (a cominciare da BresciaSet (1996) ultima costola del nucleo storico e cooperativo di BresciaOggi), i principi del giornalismo d’inchiesta. Contemporaneamente, collabora con altri periodici fra i quali Il Lunedì del Sebino ed a livello nazionale con Avvenimenti giornale dell’Altra Italia.
Un periodo “d’isolamento dal mondo del giornalismo”, secondo le sue parole, gli regala del tempo per riflettere ma non modifica l’approccio alla realtà, che emerge con forza in un’opera organizzata come serie di racconti.
Nato con il titolo di “Oltre la linea”, ma giunto alle stampe come “Primo – Omo”, il lavoro di Sergio si colloca tra inchiesta e opera letteraria; affronta un tema che è oggi nell’occhio del ciclone, gli conferisce lo spessore della verità indagata e rappresentata con certosina pazienza, con lucidità, senza indietreggiare davanti a nulla.
Le soluzioni narrative intervengono a dare sapore ad alcune storie raccolte né più né meno come confessioni dalla viva voce dei protagonisti e sulle quali non c’è intervento di ripulitura sul lessico né sulle durezze “di vita”, quali sono state mostrate da alcuni giganti della nostra letteratura.
Se l’obiettivo è parlare liberamente, Sergio, attualmente direttore di un e-zine tematico sul giardinaggio, lo ha colto pienamente in questo prima opera rivelatrice di capacità di attenzione, di coraggio, di una raffinata ironia da cui si genera un effetto di “sfumato” per le tinte forti di quelle scelte di vita che un tempo si definivano “estreme”, ma che lo sono – fortunatamente – sempre meno.
Un periodo “d’isolamento dal mondo del giornalismo”, secondo le sue parole, gli regala del tempo per riflettere ma non modifica l’approccio alla realtà, che emerge con forza in un’opera organizzata come serie di racconti.
Nato con il titolo di “Oltre la linea”, ma giunto alle stampe come “Primo – Omo”, il lavoro di Sergio si colloca tra inchiesta e opera letteraria; affronta un tema che è oggi nell’occhio del ciclone, gli conferisce lo spessore della verità indagata e rappresentata con certosina pazienza, con lucidità, senza indietreggiare davanti a nulla.
Le soluzioni narrative intervengono a dare sapore ad alcune storie raccolte né più né meno come confessioni dalla viva voce dei protagonisti e sulle quali non c’è intervento di ripulitura sul lessico né sulle durezze “di vita”, quali sono state mostrate da alcuni giganti della nostra letteratura.
Se l’obiettivo è parlare liberamente, Sergio, attualmente direttore di un e-zine tematico sul giardinaggio, lo ha colto pienamente in questo prima opera rivelatrice di capacità di attenzione, di coraggio, di una raffinata ironia da cui si genera un effetto di “sfumato” per le tinte forti di quelle scelte di vita che un tempo si definivano “estreme”, ma che lo sono – fortunatamente – sempre meno.