Categorie: Politica scolastica

Serve un nuovo sistema di valutazione

Il problema è stato sollevato ma il governo tace. A lamentare l’immobilismo del Miu i 600 professori che avevano lanciato l’allarme sulle carenze linguistiche degli studenti italiani circa tre mesi fa: “Noi difendiamo l’italiano ma il governo non fa nulla”

E domani, sabato 27, al liceo classico “Tasso” si ritroveranno, scrive Il Fatto Quotidiano,  per denunciare pubblicamente l’assenza di risposte da parte del governo in merito al problema sollevato.

“È chiaro ormai da molti anni – avevano scritto – che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente. Da tempo i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. A fronte di una situazione così preoccupante il governo del sistema scolastico non reagisce in modo appropriato, anche perché il tema della correttezza ortografica e grammaticale è stato a lungo svalutato sul piano didattico più o meno da tutti i governi”.

La lettera dei 600 era indirizzata al presidente del consiglio, alla ministra dell’Istruzione e al parlamento ma nessuno ha risposto.

 

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“Sembrava che la ministra Valeria Fedeli ci volesse ricevere ma invece nulla. E’ nato un dibattito utile ma non si è presa alcuna direzione. Vogliamo – spiega il Gruppo di Firenze – che il Miur assuma un ruolo, che non ha mai avuto, di orientamento e di verifica del lavoro fatto. Se nelle indicazioni c’è scritto che ci sono dei traguardi vanno verificati. Oggi manca questo strumento di verifica delle competenze di base”.

“Siamo convinti – scrivono i 600- che l’introduzione di momenti di seria verifica durante l’iter scolastico sia una condizione indispensabile per l’acquisizione e il consolidamento delle competenze di base. Questi momenti costituirebbero per gli allievi un incentivo a fare del proprio meglio e un’occasione  per abituarsi ad affrontare delle prove, pur senza drammatizzarle, mentre gli  insegnanti avrebbero finalmente dei chiari obiettivi comuni a tutte le scuole a cui finalizzare una parte significativa del loro lavoro”. 

Pasquale Almirante

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