La trasformazione digitale, la transizione ecologica e l’innovazione tecnologica sono fattori sempre più spinti che stanno ridefinendo i processi quotidiani del vivere e del panorama del lavoro globale.
In questo contesto, dinamico e fortemente fluido le competenze in ambito STEM sono sempre più importanti per accompagnare il nostro Paese in questa epocale trasformazione.
In numeri sullo STEM in Italia e in Europa
Esperti di materie tecnologiche sempre più richiesti dalle aziende, anche se in Italia il numero di iscritti a corsi di laurea scientifici non cresce: in 10 anni si registra solo +1% di immatricolati e il gender gap non si è ancora chiuso, con il 10% di donne STEM sul totale degli iscritti a percorsi di istruzione terziaria (fonte Il Sole 24ore) Per istruzione terziaria si intende università , Istituti tecnici superiori (ITS), percorsi di formazione artistica (accademie).
Un quadro negativo che non riguarda solo l’Italia, in Europa di media solo il 23% degli studenti è iscritto ad una laurea Stem, con la Germania che rimane leader con 4 studenti su dieci con percorsi in questo ambito.
Il gap quindi tra domanda e offerta in ambito STEM è molto alto e senza politiche adeguate, scelte importanti e cambio di rotta tenderà ad essere sempre più grande anche nei prossimi mesi.
L’esempio di Epicode
Ad intervenire su questo fenomeno sono diverse aziende che si occupano di formazione come ad esempio Epicode, società ed-tech che si occupa da diversi anni di formazione e il recruitment di talenti tech lavorando su oltre 20 nazioni e con oltre 200 corsi attivi.
La stessa Epicode quantifica il gap tra domanda e offerta di figure specializzati in circa 175 mila professionisti, numero come detto in crescita se la scuola e l’università non riusciranno a breve a “sfornare” più persone in questo ambito.
Un settore soprattutto quello dell’ICT in forte crescita in Europa con circa 800 mila profili richiesti contro i 350 mila negli USA. Per far fronte a questa esigenza Epicode lancia il nuovo Institute of Technology, Istituto Superiore di Istruzione Tecnologica “che ha l’obiettivo di far evolvere velocemente il panorama universitario utilizzando un metodo didattico riconosciuto e validato in Europa, interamente orientato all’inserimento lavorativo”.
In questi Bootcamp tecnologici gli studenti imparano a mettere in pratica quanto studiato nei corsi di studio perché il programma viene definito e svolto insieme alle imprese, una logica molto simile agli ITS. Chi lavora nel campo è lo stesso che insegna allo studente.
Basta al troppo nozionismo
In questi spazi altamente tecnologici lo studente e l’azienda sono al centro del percorso formativo e il mondo del lavoro è predominante sul nozionismo che sta diventando fonte di insofferenza nei giovani studenti italiani anche alle superiori, e che spesso lasciano poco in testa di quello che si studia.
Elevato nozionismo che è anche una delle cause degli alti tassi di di abbandono e di laureati non adeguati alle esigenze delle imprese.
È fondamentale che si agisca e in fretta lavorando su più fronti, perché secondo il rapporto Anpal-Unioncamere circa le previsioni occupazionali per il periodo 2023-2027 parla di oltre 2,4 milioni di lavoratori con competenze green e digitali, oltre il 64% del fabbisogno: senza una risposta adeguata saranno a rischio molti posti di lavoro.
Quali azioni sono necessarie?
SI deve lavorare su più fronti fare squadra come si suol dire tra Istituzioni politiche, Istituzioni scolastiche, accademiche e le aziende, solo in questo modo riusciremo a far diventare di un problema una bella opportunità di sviluppo dell’intero Paese.
Agire come si sta facendo sulla riduzione ed eliminazione del gener gap in ambito stem, che porterebbe tante donne a studiare con successo materie tecnologiche, molte volte indirizzi non scelti per motivi culturali e familiari.
Revisione degli indirizzi di laurea, con attenzione particolare ai numeri chiusi di diverse facoltà. Si dovrebbe agire almeno sulle previsioni e necessità occupazionali.
Infine, accelerazione a scuole di formazione specialistica come gli ITS e svolta culturale sugli Istituti tecnici che ormai è chiaro non devono più considerati di serie b rispetto ai licei.
L’evoluzione tecnologica non aspetta!