Sembra una storia di altri tempi invece parliamo di Roma.
Quella capitale del Paese che un tempo faceva della formazione il proprio vanto, dove da diverso tempo chi abita in periferia sta avendo grossi problemi per gli spostamenti quotidiani a causa di una forte riduzione delle corse degli autobus da parte della società Roma TPL.
La società affianca l’Atac, che è la principale azienda dei trasporti romani, a seguito di un Contratto di Servizio che si è aggiudicato nel 2010 e che giungerà a termine nel 2018, creata diversi anni fa per internalizzare parte del servizio pubblico di trasporti, effettua per conto di ATAC la gestione del 20% delle corse complessive dei bus che circolano in città.
Ora la società non ha più denaro per la manutenzione dei bus e così non paga i fornitori. Così i mezzi di trasporti rimangono nei depositi.
Fiaccata dai debiti e da scioperi a raffica degli autisti per gli stipendi perennemente in ritardo, la società è sull’orlo del collasso, costretta a ridurre il servizio come se fossimo in piena estate.
Ma quello dei meccanici non è il solo “buco nero”. Da tempo anche la Cometa, la società che effettua le pulizie sui mezzi e nei depositi non riceve più i pagamenti e così quel che resta del parco bus in circolazione non sarà più pulito.
Il servizio di bus viene ridotto all’essenziale quindi, con alunni e studenti già in vacanze con tre settimane di anticipo.
A meno che non possano organizzarsi diversamente, in maniera autonoma. Magari sulle “spalle” delle famiglie.
In questi giorni assistiamo, intanto, a proteste improvvisate degli autisti che fanno saltare le poche corse rimaste non uscendo dai depositi. Interi quartieri periferici costretti al tam tam sui social e sui siti dei comitati di quartiere, per trovare una soluzione. Ma anche per offrire passaggi per gli studenti costretti ad emigrare in quartieri più centrali per raggiungere le scuole superiori non presenti all’interno del proprio agglomerato urbano.
Davanti a questa situazione, la nuova Giunta a cinque stelle sembra costretta alla resa. Scrive Stefanò il presidente della Commissione Trasporti sul suo sito Social: “Per tutelare la cittadinanza e i lavoratori ed evitare ” buchi” nell’erogazione del servizio, abbiamo deciso di anticipare, da lunedì 22, la prima riduzione estiva, preservando però le corse nelle ore di punta in corrispondenza degli orari scolastici”.
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“Dopo anni di Immobilismo – continua – stiamo provando a risolvere un problema annoso, imputando all’azienda le sue responsabilità e tutelando lavoratori e utenti. Stiamo infatti predisponendo tutte le documentazioni e organizzando gli uffici per poter intervenire in sostituzione qualora ancora una volta non vengano pagate le mensilità”.
La sostanza di fondo è che il Comune ha deciso di non pagare più le corse saltate per guasti e così il servizio si riduce all’essenziale. Questo perché nel capitolato era previsto che i pagamenti dovessero avvenire anche se i bus rimanevano nei depositi.
Sembra assurdo ma questo è quanto denunciano i rappresentati della giunta Capitolina.
Perché allora non revocare l’appalto per gravi inadempienze? È un mistero, però presto svelato: perché senza la Roma Tpl a fare servizio bus, un quinto della città rimarrebbe a piedi a meno che il Prefetto di Roma non firmi un decreto di requisizione dell’intera società per gravi motivi di ordine pubblico. Una responsabilità che al momento nessuno sembra abbia il coraggio di prendere.
In conclusione, vivere nella periferia romana diventa un incubo sempre più grande: non solo spesso mancano i servizi essenziali ma viene meno anche il diritto allo studio. E il giovane che ha voglia di andare a scuola deve affidarsi al passaggio di mamma o papà o del vicino di casa.
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