Il piano di estensione dei servizi educativi per la prima infanzia (asili nido, micronidi e sezioni primavera) su cui il Governo sta puntando molto soprattutto per ridurre i divari territoriali e per incrementare l’occupazione femminile al sud, potrebbe subire rallentamenti anche a causa di una legge approvata nei mesi scorsi dal Parlamento quasi all’unanimità.
Si tratta della legge 55 del 15 aprile 2024 che prevede l’obbligo d’iscrizione all’albo degli educatori professionali socio-pedagogici anche per gli educatori dei servizi educativi per l’infanzia.
Sulla questione è già intervenuta l’Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani) che sta chiedendo al Governo di modificare al più presto questa disposizione escludendo il personale educativo da tale obbligo. ANCI afferma che si tratta di “una disposizione non condivisa nelle opportune sedi istituzionali, che metterà in grave difficoltà i Comuni nel reclutamento del personale, con il serio rischio di mettere in discussione l’avvio delle attività dei servizi educativi a settembre, fino a paralizzare un servizio essenziale per le famiglie, i bambini e le bambine, oltre a creare una grande confusione per gli operatori di questi servizi”.
Per capire meglio la questione abbiamo posto alcune domande a Massimo Nutini, esperto di legislazione scolastica e degli enti locali.
Per quale motivo, a suo parere, una presa di posizione così dura da parte di ANCI?
Mi pare chiaro: nel proprio comunicato l’Anci parla di un provvedimento inaspettato e non condiviso nelle dovute sedi istituzionali, denunciando i gravi rischi che potranno derivare dalla possibile interpretazione restrittiva della norma in questione.
Quindi si tratta solamente di una questione di metodo e di termini per adeguarsi alla norma?
Assolutamente no! Anzi direi che la questione principale sta nel fatto che la norma, come emendata durante il procedimento di approvazione, confonde due profili professionali molto diversi, non tiene conto del fatto che il personale dei servizi educativi per l’infanzia opera alle dipendenze di soggetti pubblici e privati autorizzati o accreditati che, nel rispetto di precise normative nazionali, regionali e regolamenti locali, è già soggetto alla verifica del possesso dei titoli e delle competenze, e, infine, partecipa a ben definite procedure di formazione in servizio, seguite da un coordinamento pedagogico, anche nell’ambito di forme di collaborazione e di integrazione dei servizi educativi con le scuole dell’infanzia, sino a prendere parte alla costituzione di Poli per l’infanzia che strutturano, sul piano gestionale, organizzativo e pedagogico, un unico e condiviso percorso educativo dalla nascita fino ai sei anni.
E tutto questo cosa significa?
Significa che, in un lavoro come quello dell’educatore d’infanzia, dove è regolamentato anche come ci si deve comportare quando si ha necessità di andare in bagno, la previsione di un Albo rappresenta solo un aggravio e un costo, oppure un ricavo vista dall’altro punto di vista, ma non aggiunge niente in termini di professionalità, di qualità del servizio e neppure di riconoscimento del ruolo di tali operatori che, è bene ricordarlo, nel sistema educativo dalla nascita fino ai sei anni, sono quelli con peggiori condizioni contrattuali sia giuridiche sia economiche.
Quindi a suo parere l’obbligo di albo e di Ordine per questi educatori deve essere espunto dalla norma?
Sicuramente sì! La previsione dell’obbligo dell’iscrizione, per questo personale, all’albo degli educatori socio-pedagogici, potrebbe portare a collocare i servizi educativi per l’infanzia nella prospettiva dei servizi sociali e degli interventi professionali privati che rappresenterebbe un arretramento rispetto alle finalità e agli obiettivi stabiliti dalla stesso decreto legislativo 13 aprile 2017 , n. 65 il quale ha nel suo stesso oggetto la “Istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni, a norma dell’articolo 1, commi 180 e 181, lettera e), della legge 13 luglio 2015, n. 107”.
Il termine per l’iscrizione agli albi scade l’8 agosto, quindi si deve fare in fretta…
A mio parere il termine dell’8 agosto è solo un termine ordinatorio e, anche se non fosse cambiata la legge, non accadrebbe niente a chi non si è iscritto. Però si deve agire con urgenza sia per dare certezze ai comuni e agli altri gestori dei servizi che, a mio parere, devono unirsi per mantenere una coerenza del ruolo dell’educatore d’infanzia con gli obiettivi del sistema integrato, che impone una visione unitaria del percorso educativo, pur storicamente distinto in due segmenti: lo 0-3, che comprende i servizi educativi, e il 3-6, che corrisponde alle scuole dell’infanzia. Questo stessa finalità dovrebbe essere appoggiata anche dal Ministero dell’Istruzione e del Merito.
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