Nei prossimi cinque anni le imprese avranno bisogno di qualcosa come 272mila addetti con oltre il 60% di periti e laureati tecnico-scientifici nei settori chiave della meccanica, della chimica, del tessile, dell’alimentare e dell’Ict.
A dirlo Confindustria, in un dossier realizzato con Unioncamere, secondo la quale però le nostre scuole secondarie non saranno in grado di formare per tempo.
In altre parole, osserva Il Sole 24 Ore, alle nostre aziende servono 40mila diplomati nel settore meccanico e tessile, ma gli istituti tecnici perdono iscritti, riducendosi a poco più di 30mila ragazzi. Di questi circa la metà andrà poi all’università, mentre negli istituti tecnici a indirizzo «tessile, abbigliamento, moda» gli iscritti superano appena le 2mila unità.
Se poi la metà prosegue negli studi, avremo mille periti per un settore che invece ne chiede 16.350.
Il fabbisogno dei 272mila addetti da qui al 2021 è calcolato in base al turn-over e alle aspettative di crescita (o decrescita) dei cinque settori.
Nella meccanica la stima è di 93.550 nuovi ingressi, di cui circa 60mila in possesso di laurea o diploma
Nell’alimentare la richiesta è di 49mila addetti, nel tessile 47.500, nel chimico 5mila, nell’Ict 77mila. In questi ultimi due settori, vale a dire chimico e Ict, la quota di laureati è piuttosto alta.
Il settore meccanico, in particolare sottolinea Il Sole 24 Ore, cerca ingegneri per fare i progettisti, programmatori informatici, super periti specializzati in robotica.
L’industria alimentare aprirà le porte agli addetti alla lavorazione, ai controllori di qualità-sicurezza, ai tecnologi alimentari, agli esperti di legislazione, mentre il 21,7% dei profili più richiesti è rivolto a giovani sotto i 29 anni.
Nel tessile-moda la ricerca è rivolta essenzialmente a tecnici di tessitura, della confezione, della nobilitazione e della stampa tessile. Ma è caccia aperta pure a ingegneri, tecnici di processo, specialisti informativi e di prodotto.
C’è poi la chimica, che chiede analisti, ricercatori, tecnici di laboratorio, conduttori d’impianto, esperti nell’area sicurezza, salute, ambiente.
Ma soprattutto, a cinque anni dalla laurea lavora l’86% dei chimici e il 90% degli ingegneri chimici, e ormai, in questo settore, ogni 100 neoassunti, 28 sono laureati.
L’industria chimica, scrive ancora il giornale economico, cerca giovani pure per attività non tecnico-scientifiche, dove è necessaria però una formazione di base chimica.
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