Nei prossimi cinque anni ci sarà bisogno di 469 mila tecnici e super periti degli Istituti Tecnici Superiori, ma i candidati non ci sono.
Secondo Anpal (Agenzia nazionale delle politiche attive) e Unioncamere il 31% delle aziende ha serie «difficoltà di reperimento» per 1,2 milioni di contratti programmati nei primi tre mesi del 2019, con un fabbisogno insoddisfatto di figure tecniche, scientifiche e ingegneristiche, mentre il tasso di disoccupazione giovanile resta stabilmente inchiodato sopra il 30%.
Una contraddizione messa in evidenza dall’amministratore delegato di Fincantieri: «Nei prossimi due o tre anni avremo bisogno di 5-6 mila lavoratori, ma non so dove andarli a trovare».
Fincantieri, colosso pubblico e big mondiale delle costruzioni navali, cerca «carpentieri e saldatori. Abbiamo lavoro per dieci anni e cresciamo a un ritmo del 10% però sembra che i giovani abbiano perso la voglia di lavorare, ed esorto i genitori a spronarli. D’altra parte, se uno si accontenta di fare il rider a 500, 600 euro… Da noi un lavoratore medio prende 1600 euro: purtroppo mi sembra che abbiamo su questo cambiato cultura».
Unioncamere conferma: tra i primi trenta profili difficili da reperire, 19 riguardano professioni tecniche in ambito industriale e il disallineamento tra domanda e offerta riguarda il 42% degli operai metalmeccanici ed elettromeccanici.
Per questo, secondo la Cisl, occorre mettere sul tavolo fondi, investimenti e strumenti sufficienti per rilanciare formazione, riqualificazione professionale, Its, raccordo scuola-lavoro, apprendistato. Priorità gravemente mortificate dal governo nell’ultima manovra».
La sfida, secondo Confindustria, è rilanciare il collegamento tra studenti e aziende, «se non si vuole incorrere in un altro paradosso tutto italiano: avere nuovi macchinari e non trovare le persone giuste per farli funzionare». Per questo va potenziata l’istruzione terziaria professionalizzante. In Italia solo l’1% dei ragazzi frequenta i percorsi Its, che hanno un tasso di occupazione a dodici mesi che supera l’80%, più elevato dei laureati triennali, al 73%, e in linea con quello dei laureati magistrali, all’83%. La conseguenza è che da qui al 2022 quasi la metà dei periti under 29 sarà «di difficile reperimento». Nei prossimi cinque anni l’industria avrà bisogno di 264 mila operai specializzati, ma mancano meccanici, montatori, riparatori, costruttori di utensili, elettronici-elettrotecnici, specialisti di cuoio, calzature, costruzioni.
E di fronte a questi numeri, si è assistito purtroppo nel 2018 a una fuga massicia all’estero con oltre 128 mila cambi di residenza, con una quota del 37,4% del totale dei giovani di età compresa fra i 18 e i 34 anni.
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