Attualità

Servono tecnici e operatori professionali, soprattutto per manifattura e sanità

Fra il numero di studenti diplomati negli istituti tecnici e professionali e il fabbisogno occupazionale c’è un gap più che decennale, con aziende sempre in cerca di figure professionali che non si trovano. In difficoltà sono soprattutto il settore manifatturiero e la sanità. A dirlo, questa volta, è una ricerca del centro studi della Cisl di Vicenza, riportata dal Giornale di Vicenza.

Secondo l’analisi, le scelte fatte dagli studenti sono ancora sottodimensionate rispetto alle richieste del mercato, anche se, nelle regioni del Nord, il trend delle iscrizioni ai percorsi professionalizzanti è in crescita.

Disallineamento fra numero di giovani diplomati e domanda del mercato.

I dati della ricerca si riferiscono al 2019, e bisogna pertanto considerare che nel corso del 2020 la pandemia ha travolto la situazione in alcuni settori. Ad esempio, quello della ricettività turistico alberghiera e della ristorazione prima era in grande sviluppo, con crescita di assunzioni e domanda di giovani diplomati superiore all’offerta. Al momento però si trova in crisi totale, con possibilità di ripresa ancora lontane.

Mentre l’agricoltura ha registrato il maggior numero di assunzioni di giovani, con sostanziale equilibrio fra domanda e offerta, la manifattura risente particolarmente del disallineamento fra assunzioni e studenti iscritti ai percorsi formativi corrispondenti.

Anche nel settore delle costruzioni è emerso uno scollamento fra assunti e studenti formati, che potrebbe aumentare nei prossimi anni, se le politiche del governo tenderanno a stimolare la ripresa con vari incentivi e se non aumenteranno gli studenti che scelgono questa formazione professionale.

Per quanto riguarda la sanità, l’emergenza Covid del 2020 ha incrementato di colpo le necessità sotto vari profili ed esasperato le carenze. Prendiamo la cura degli anziani, sia nelle residenze sia a domicilio. Gli over 65 anni nel Veneto costituiscono il 22,6% della popolazione, in Italia il 22,8%. Considerando che l’età media del personale sanitario, tecnico e amministrativo è intorno ai 54 anni, è evidente che ci sarà un grande bisogno di giovani, e non solo di laureati.

Funzionerà quest’anno l’orientamento “virtuale”?

Come influirà l’anno del Covid sulle scelte di studenti e famiglie? In quest’anno disgraziato, non solo la didattica ma anche l’orientamento si è svolto a distanza, con visite virtuali e collegamenti in streaming a convegni, presentazioni, eventi. Avranno capito i ragazzi cosa è davvero più conveniente per il loro futuro? E le famiglie continueranno a preferire la formazione generalista dei licei o spingeranno i figli verso percorsi che garantiscono sbocchi occupazionali più rapidi e sicuri?

Nell’ultimo anno, in alcune regioni del Nord (Veneto, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia) si era chiaramente delineata la ripresa dell’istruzione tecnica e professionale. In qualche provincia, fra cui Vicenza, si era registrato addirittura lo storico sorpasso rispetto ai licei. In Veneto, in particolare, il canale dell’istruzione non liceale ha sempre avuto una certa attrattiva, sia per la molteplicità dell’offerta sia per la possibilità di continuare il percorso formativo fino a livello terziario negli Istituti tecnici superiori, dove sono stati avviati 54 i corsi con tassi di occupazione altissimi (nel 2018 pari all’88,8% rispetto a una media nazionale dell’83%).

Per l’istruzione tecnica e professionale nuove possibili risorse.

C’è tuttavia un altro elemento che potrebbe influenzare i giovani verso una scelta o l’altra. I ragazzi che scelgono i percorsi professionalizzanti risentono più degli altri della mancanza delle ore di laboratorio e dei Pcto (ex Asl) svolti in azienda e non al computer, anche se in molte scuole non sono mancate proposte all’avanguardia sotto l’aspetto formativo. Ma i laboratori non si possono fare sempre a distanza con progetti virtuali e le competenze pratiche e relazionali si devono poter sviluppare sul campo.

Il problema del deficit formativo, dovuto all’impossibilità di svolgere pienamente la didattica in laboratorio e i Pcto, è stato apertamente affrontato in occasione di Job & Orienta, il salone dell’orientamento che si è tenuto, come ogni anno, a Verona in novembre, in edizione 2020 interamente digitale. Le lacune sul piano formativo ed esperienziale ci saranno, nessuno lo nega, ma c’è chi studia soluzioni e proposte, pensando di coinvolgere nuovamente le scuole con forme di recupero anche post diploma. Si tratterà di saper utilizzare intelligentemente i soldi in arrivo con il Recovery Fund, di cui una buona fetta dovrebbe essere dedicata alla scuola.

Anna Maria Bellesia

Articoli recenti

Corsi sostegno Indire: c’è chi dice no. Un piccolo “sciopero al contrario” come quello di Danilo Dolci [INTERVISTA]

Nei giorni scorsi, il CIIS (Coordinamento insegnanti di sostegno) aveva lanciato un appello provocatorio rivolto…

18/07/2024

Gavosto: l’istruzione come ascensore sociale proprio non funziona

Si è rotto l’ascensore sociale. Quello che per decenni ha consentito a tanti giovani di…

18/07/2024

Recupero anno 2013: la giustizia dà ragione ai ricorrenti, ma i soldi non ci sono

Dopo la decisione della Corte di Cassazione dello scorso mese di giugno e quella di…

18/07/2024

Progressione all’area dei Funzionari e dell’Elevata Qualificazione, domande dei facenti funzione dal 19 al 29 luglio: il bando su INPA il 19 luglio

Domani, 19 luglio, è prevista la pubblicazione sul portale INPA del bando di concorso relativo alla…

18/07/2024

Caselle di posta elettronica, procedure di allineamento all’anagrafe delle sedi principali dal 1° settembre 2024

La Direzione Generale per l’innovazione digitale, la semplificazione e la statistica comunica che, come negli…

18/07/2024

Una coppia italo-americana decide di ripulire i muri deturpati di una scuola. La ds: “generosità e senso civico”

Un atto di generosità ha ridato lustro a una scuola di Barolo, a Torino. Un…

18/07/2024