Fra polemiche roventi (l’opposizione parlamentare ha più volte sottolineato che provvederà ad annullare la riforma se dovesse vincere le prossime elezioni di primavera) e battute autoironiche del Ministro (chiedendo maggiore attenzione ad alcuni parlamentari che chiacchieravano fra di loro, il Ministro ha fatto anche dell’autoironia: "A me non riesce di ascoltare e parlare contemporaneamente, e dire che ho le orecchie piuttosto pronunciate !") il dibattito alla Camera si è concluso martedì 12 con un voto favorevole sulla risoluzione della maggioranza.
Si partirà – fra non poche difficoltà – a settembre del 2001 con l’intenzione di cambiare il volto della scuola italiana nel giro di pochi anni.
I sindacati sono divisi nel giudizio: la Cgilscuola è favorevole, mentre la Cisl è di parere opposto, così come sono sul piede di guerra le organizzazioni del sindacalismo di base che teme soprattutto le conseguenze occupazionali.
Ma le preoccupazioni non mancano neppure in periferia. I sindaci – quelli dei piccoli Comuni in particolar modo – sono preoccupati per quanto succederà nel ciclo di base.
Il piano di attuazione del Governo prevede infatti che il corso settennale di base venga ospitato generalmente nel medesimo edificio e solo in casi eccezionali in edifici separati o addirittura dislocati in Comuni diversi.
Secondo le previsioni del Piano il problema riguarderà sì una percentuale minima di classi e di alunni (meno del 5 per cento in tutto), ma sarà ugualmente di difficile soluzione in quanto toccherà esattamente il 26 per cento dei Comuni.
E poi, con l’abbassamento da 8 a 7 anni della durata della scuola di base, ci si troverà ad un certo punto di fronte alla cosiddetta "onda anomala", termine suggestivo con sui ci si riferisce al fatto che faranno il proprio ingresso nella secondaria superiore due leve di studenti. In concreto si correrà il rischio di avere più di un milione di studenti nel primo anno di scuola superiore contro la consueta quota di 5-600 mila allievi.
Per non parlare della difficicle convivenza – sempre nella scuola di base – di maestri di scuola elementare con professori di scuola media.
Preparare a questo ulteriore cambiamento insegnanti e capi di istituto – in soli 6 mesi – non sarà facile, se si pensa che quest’anno le scuole sono già impegnate con l’avvio dell’autonomia.
"E’ difficile – ribatte il Governo – ma non impossibile".
Ma – come è noto – non c’è mai nulla di impossibile in ciò che devono fare altri per noi.