Settima corta, scelta o necessità?

Mentre il ministro Carrozza continua ad incontrare delegazioni dell’Anci, l’ultima delle quali guidata dal Presidente facente funzioni, Alessandro Cattaneo, per mettere a punto il piano di buon funzionamento del sistema formativo, soprattutto sul versante dell’edilizia scolastica, dalle province stesse continuano ad arrivare indicazioni preoccupanti sulla gestione del prossimo anno scolastico. Il 4 giugno, in particolare, la Provincia di Milano ha emesso una circolare nella quale spiega che la maggior parte degli studenti andrà a scuola cinque giorni alla settimana su sette. A tal fine la stessa Provincia invita caldamente gli istituti ad adeguarsi entro giugno.
Si tratterebbe di una indicazione realizzata in accordo con la Regione Lombardia e la direzione scolastica regionale, che rispetta formalmente l’autonomia dei singoli dirigenti. Ma che, tuttavia, allo lascia ai capi d’istituto davvero pochi margini di manovra: perché l’unica certezza, al momento, è che nel prossimo anno scolastico sono previste “ulteriori forti diminuzioni di spesa” per il riscaldamento. Quindi, per la provincia l’unica soluzione è l’articolazione dell’orario scolastico su cinque giornate settimanali.
Tale possibilità – si legge nella circolare – sarebbe opportunamente consentita dalla riorganizzazione degli orari effettuata dalla recente riforma degli ordinamenti delle superiori che portano a un impegno massimo settimanale di 32 ore limitato a pochi corsi di studio e nella generalità dei casi in un arco di 27-30 ore“. D’altra parte la Provincia osserva che, specialmente a Milano città, nelle scuole primarie e secondarie di primo grado l’orario su cinque giorni è già “una consuetudine apprezzata dalle famiglie e che ci mette in linea con i principali stati europei“.
Non tutte le scuole, per completezza di informazione, potranno però istituire la settimana corta agevolmente: nei licei artistici, in alcuni istituti tecnici e nelle classi terminali degli Ipsia, infatti, le ore sono 34 e anche entrando alle 8 sarebbe inevitabile in questi istituti istituire una o due giornate di didattica con orario pomeridiano.
Tra i vantaggi indicati dell’orario su cinque giorni, sempre all’interno della circolare della Provincia di Milano, vi è infine una “più ottimale organizzazione del lavoro del personale” non docente.
Non è la prima volta che una provincia, cui è affidata per legge manutenzione e pagamento delle utenze di tutti gli istituti superiori pubblici, si rivolge alle scuole per chiedere di ridurre le spese limitando o “compressando” le giornate di offerta formativa. Circa un mese e mezzo fa anche la Provincia di Savona
aveva manifestato l’esigenza di ridurre a 5 giorni i giorni settimanali di lezione. E già in quell’occasione i sindacati manifestarono il loro dissenso. Particolarmente duro fu il commento di Marcello Pacifico, presidente Anief: le scuole italiane sono ormai abituate ad andare avanti tra mille difficoltà. Tanto è vero che da anni devono fare i conti con mancanze di ogni genere: dalla carta igienica, ai gessetti per le lavagne, dai toner per le stampanti all’assenza di manutenzione ordinaria e straordinaria. Sino a sorteggiare i supplenti per decidere quali pagare con i pochi fondi a disposizione. Se l’indicazione delle province dovesse realizzarsi – concluse il presidente dell’Anief – vorrà dire che si stavolta si organizzeranno per sopravvivere anche al freddo e alla mancanza di luce”.
Alessandro Giuliani

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