Attualità

Settimana corta anche alle superiori? Sì, perché la crisi energetica incombe, e i costi stanno mandando all’aria ogni previsione di spesa

C’è già chi sta immaginando una revisione dell’organizzazione delle scuole superiori, da sempre le più scettiche di fronte all’ipotesi dei cinque giorni, con rimandi a qualche pomeriggio.

Già durante l’emergenza covid sono stati organizzati i percorsi didattici, in molti casi, su orari differenziati. Il problema è che mancano solo due settimane all’avvio del nuovo scolastico, e non è per niente facile in questo momento rimettere in discussione l’organizzazione e l’ipotesi di orario scolastico. Perché c’è un lungo lavorio di preparazione per poter consentire ogni anno la ripresa delle lezioni. Sono dieci anni, poi, che si parla di settimana corta, ed alcune scuole superiori la scelta l’hanno fatta, mentre la maggior parte ha preferito rimanere sui sei giorni.

Per ragioni comunque valide per l’una e per l’altra opzione sono plausibili. Sullo sfondo resta il tema cruciale, cioè il tema dei trasporti, se possa essere riorganizzato e flessibile da consentire orari differenziati, anche al pomeriggio, se vi fosse la necessità, senza limitarsi, come oggi, a spalmare sulle seste ore l’orario riorganizzato.

In primo luogo, nelle lunghe discussioni all’interno delle scuole in questi anni, è il tema della qualità della didattica che ha assorbito le singole opinioni dei docenti chiamati a decidere nel loro collegio. E paradossalmente, sono i licei, con orari settimanali più contenuti rispetto agli istituti tecnici e professionali, ad essersi trovati più in difficoltà, per l’abbondanza di materie teoriche, più impegnative rispetto alle materie di laboratorio. Anni fa diversi presidi invocarono una decisione politica dall’alto, senza lasciare la palla all’autonomia delle singole scuole, con una proposta che fosse compatibile anzitutto in termini di trasporti. Ma non se ne fece nulla.

Non so se ora, vista questa nuova emergenza, ci sarà un intervento politico, con un governo peraltro dimissionario, in attesa del passaggio elettorale. Per le scuole di città, con una utenza dunque cittadina, potendo usufruire del trasporto locale sempre in funzione, la situazione sarebbe più semplice, ma per le scuole periferiche, con studenti che arrivano dai vari comprensori, con corse dei bus ad hoc, la cosa non è per niente facile. Per cui prioritario, lo ripeto, è il tema dei trasporti. Così, dopo la fine di una emergenza (o così speriamo tutti), ne abbiamo una tutta nuova ed imprevista, senza sapere per quanto tempo potrà durare, viste le situazioni critiche su più versanti.Poi, se sarà presa una decisione per tutti, ancora una volta la scuola saprà rispondere, come sempre, nel migliore dei modi.

Gianni Zen

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