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Settimana corta, anzi cortissima

Al “marinare la scuola” da singolo studente, per una pluralità di motivi, comprese anche le  “assenze strategiche” per le temute interrogazioni si aggiunge il fenomeno che si allarga sempre più delle assemblee sindacali , delle manifestazioni cortei e scioperi che sistematicamente vengono fissati al venerdì, rendendo “cortissima” la settimana di scuola già “corta”. Per coloro poi che hanno lezioni anche il sabato,  la sospensione delle attività didattiche il venerdì diventa occasione propizia di “ponte” in preparazione alla domenica.
Sì, è vero, la democrazia è partecipazione, ma la solidarietà e la condivisione degli studenti ai problemi dei lavoratori, delle tasse, dei tagli di posto di lavoro, a scuola dovrebbe avere un’altra dimensione, capace di promuovere un attento studio di ricerca del problema e di maggiore consapevolezza, non per sentito dire, ma per approfondimento della questione .
Si riducono così i giorni di scuola , si mortifica il diritto all’istruzione, ci si lamenta che le cose non vanno bene e così facendo andranno sempre peggio.
In Francia pare che sia stata sperimentata l’assegnazione di un contributo economico , quale” buono” premio per la presenza a scuola e tale “credito” gli alunni lo spenderanno in occasione dei viaggi di istruzione. Pagare la frequenza la scuola in questo difficile momento di crisi economica nazionale è un’idea balzana, ma è significativo constatare che  con questo espediente le assenze scolastiche in Francia sono diminuite.
Il “marinare la scuola” in certe realtà è il primo passo che porta verso la dispersione scolastica, fenomeno che si amplia specie in alcuni contesti territoriali ed in Sicilia risultano 4.040 gli studenti evasori dell’obbligo scolastico e 4.312 coloro che hanno abbandonato la scuola
Le indagini Ocse prendono in esame anche il problema degli abbandoni e sono numerosi gli studenti che, specie nel corso della scuola secondaria, non completano gli studi ed i dati regionali contano ben 3302 giovani che, anche se prosciolti dall’obbligo scolastico, non hanno conseguito un titolo di studio.
La cultura delle legalità e del rispetto delle norme viene insegnata agli studenti, ma i docenti che firmano l’adesione all’assemblea sindacale e non ci vanno (le assemblee sindacali sono quasi sempre deserte e comunque mai corrispondenti al numero dei partecipanti in relazione a quanti ragazzi vengono mandati a casa), non sono certamente esempio di legalità.
Fa certamente comodo una giornata scolastica leggera anche per il docente, ma la motivazione che giustifica la riduzione di orario va rispettata e, se non condivisa,  è doveroso stare in classe e fare lezione, spiegando ai ragazzi il motivo di tale scelta di coerenza.
Questo gesto educativo vale più di mille conferenze sulla legalità e gli studenti apprezzano tali scelte coerenti, anzi vorrebbero che tutti i docenti fossero sulla stessa lunghezza d’onda.
Giuseppe Adernò

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