Sulla settimana corta abbiamo scritto diverse volte, evidenziando, come spesso accade in questi casi, la formazione del fronte dei favorevoli e dei contrari.
Non importa se il sabato libero sia d’importazione statunitense o un’eredità del ventennio fascista (il sabato fascista appunto), ma fatto sta che molte scuole decidono di organizzare le attività didattiche in 5 giorni alla settimana, dal lunedì al venerdì.
Le motivazioni vanno dalla necessità di “stare insieme di genitori e figli” o con più prosaiche esigenze di risparmio sulle spese di riscaldamento, le utenze, il trasporto, si legge su Il Corriere della Sera.it.
La settimana corta rientra nel vasto regno dell’autonomia scolastica, cioè le scuole hanno la possibilità di sperimentare cambi di orario scolastico nel corso della settimana, senza tagliare ore e programmando i ritmi di insegnamento «su misura».
Tali decisioni sono stabilite dal consiglio d’istituto – anche con il voto delle famiglie, ma capita non di rado che sulle decisioni intervengano le pressioni delle amministrazioni locali, soffocate dai tagli di bilancio che rendono troppo onerosi i servizi necessari per il buon funzionamento degli istituti.
Eppure, come abbiamo scritto in precedenza, c’è una recentissima decisione del Tar del Lazio, che ha sospeso la decisione del Consiglio di Istituto del “Liceo Aristotele” di Roma che ava stabilito la settimana corta, a causa di circa una novantina di famiglie che avevano fatto ricorso.
In realtà, per quanto riguarda la vicenda romana, bisognerà attendere fino a gennaio per conoscere il merito della decisione. Che potrebbe indurre altre scuole a fare marcia indietro.
Non sono pochi quelli del fronte del No alla settimana corta, che porta vanti delle altrettante ragionevoli motivazioni, rispetto ai favorevoli, come quelle degli studenti, che costretti dal tempo pieno a scuola per avere il sabato libero, non hanno molto tempo per i compiti a casa o per altre attività, tipo lo sport o altri hobby. Ma anche chi abita molto lontano da scuola, specie nelle grandi città, la settimana corta è faticosa.
E poi gli insegnanti, che lamentano un calo di attenzione nelle ultime ore di lezione da parte di studenti, che obiettivamente, sono a scuola dalle 8 del mattino, ragion per cui, il sabato potrebbe essere un buon ammortizzatore di fatica e concentrazione.
Anche se non esiste una mappatura precisa, possiamo da alcune ricerche a campione, si legge ancora su Corriere.it, che il sabato libero sembra essere una prerogativa delle grandi città: a Milano, ad esempio, una scuola superiore su due (nel primo biennio) applica l’orario prolungato, con il sabato libero. Ma in provincia e nei centri più piccoli, la settimana lunga resta l’opzione più gradita.
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