Settimana corta? Un modo anche per risparmiare in elettricità e riscaldamento

Cosa significa “settimana corta”? Significa svolgere l’orario scolastico settimanale spalmato su 5 giorni a settimana invece che sei, anche per le scuole secondarie di primo e secondo grado.
Infatti con il riordino dei quadri orari dei licei, tecnici e professionali, le ore settimanali di lezione si sono fortemente ridotte, in modo da consentire, per chi lo desiderasse, di attuare la settimana corta. In tempo di crisi economica l’idea della settimana corta, non è soltanto una tentazione, per molte scuole autonome, di chiudere il sabato, ma, è triste dirlo, è anche la possibilità di risparmiare sulle bollette di luce, acqua e riscaldamento.
Una proposta del genere è stata avanzata dalla provincia di Milano, in accordo con la Regione Lombardia e la direzione scolastica regionale. Tra i vantaggi di questa proposta oltre una più lineare organizzazione del lavoro del personale e una maggiore equità dei turni di lavoro, c’è anche da sottolineare il risparmio energetico dovuto ad un minore consumo di luce, acqua e riscaldamento.
Per il prossimo anno scolastico (2013-2014), la provincia di Milano ha emanato una circolare, che invita caldamente, nel rispetto dell’autonomia scolastica, le scuole a prendere in seria considerazione l’opportunità condivisa di svolgere le attività didattiche dal lunedì al venerdì. La proposta dell’amministrazione lombarda anche se formalmente rispetta l’autonomia delle singole istituzioni scolastiche, d’altro canto non lascia una vera possibilità di optare, in quanto vincola la scelta della settimana corta alla forte riduzione di spesa per il riscaldamento.
Morale della favola o le scuole si adeguano alla settimana corta oppure saranno costrette a ridurre i consumi legati al riscaldamento. Nella circolare si fa espressamente riferimento alla riforma scolastica, che fra due anni andrà a regime. Si ricorda infatti che tale riforma ha ridotto l’impegno scolastico delle lezioni ad un massimo di 32 ore settimanali, limitato tra l’altro a pochi indirizzi di studio, e che nella generalità dei casi le ore di lezione risultano da un minimo di 27 ad un massimo di 30 ore settimanali. Quindi la proposta potrebbe essere accolta, per ragioni di risparmio di fondi pubblici, da tutte le scuole. La cosa che suona strana è che la circolare in questione, sembrerebbe rivolgersi ai dirigenti scolastici, come se fossero i terminali decisori della questione.
Si ricorda che il dirigente scolastico non ha alcun potere decisionale su quanto riguarda la didattica, ma questo afferisce alla decisione del Collegio dei docenti, che potrebbe valutare l’opportunità di svolgere le proprie attività didattiche in 5 giorni piuttosto che 6. Non bisogna scordare che questo argomento ha una ricaduta sia sullo svolgimento dei programmi che sull’apprendimento dei ragazzi, quindi tocca ai docenti decidere e non ai dirigenti scolastici. Per cui ottenere una uniformità di scelta sarà difficile anche se non impossibile, visto che per molti docenti questa potrebbe essere una dolce tentazione

Lucio Ficara

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