Partendo dai paesi scandinavi, nordici ed Islanda, la settimana dei quatto giorni – definita ridotta – sta facendo realmente in giro il mondo. Numerose corporation, grandi imprese ed Enti Pubblici a livello globale stanno proponendo ai propri dipendenti sì turni più lunghi e serrati, ma in seno ad una settimana ridetta ove il tanto atteso fine settimana dura tre giorni. Anche numerosi istituti scolastici fanno da pionieri in tale iniziativa, in modo sia da abituare le nuove generazioni e comprendere quali siano gli effetti prima cognitivi e solo in seguito organizzativi sulla popolazione scolastica, studenti in primis. Giornate scolastiche più lunghe, ricche di attività integrative, sessioni di studio condivise in modo tale da garantire un definitivo stacco e riposo nell’ambiente domestico. Valutiamo in dettaglio quali realtà scolastiche e in quali paesi risultano più virtuose ed i relativi risultati raggiunti in relazione alle opinioni di docenti e studenti.
Il dibattito sulla settimana lavorativa di quattro giorni è stato riacceso per la prima volta dalla pandemia di COVID-19, con lavoratori e datori di lavoro che hanno riconsiderato l’importanza della flessibilità e dei benefit sul posto di lavoro. L’idea è semplice: i dipendenti lavorerebbero quattro giorni alla settimana ricevendo lo stesso stipendio e ottenendo gli stessi benefici, ma con lo stesso carico di lavoro. Le aziende che riducono la settimana lavorativa si riorganizzerebbero dunque quindi con meno riunioni e più lavoro indipendente. La prova settimanale di quattro giorni nel Regno Unito ha dato esito positivo: numerose aziende hanno prosperato grazie alla “produttività del 101%”. Salutato come il futuro della produttività dei dipendenti e dell’equilibrio tra lavoro e vita privata, i sostenitori della settimana lavorativa di quattro giorni suggeriscono che, una volta implementata, la soddisfazione dei lavoratori aumenta, e così anche la produttività. I sindacati di tutta Europa chiedono ai governi di implementare la settimana lavorativa di quattro giorni, ma quali paesi hanno abbracciato l’idea e come sta andando finora? Il Belgio è diventato il primo paese in Europa a legiferare per una settimana di quattro giorni. Nel febbraio 2022, i dipendenti belgi hanno ottenuto il diritto di svolgere un’intera settimana lavorativa in quattro giorni invece dei soliti cinque senza perdita di stipendio. La nuova legge è entrata in vigore il 21 novembre dello scorso anno, consentendo ai dipendenti di decidere se lavorare quattro o cinque giorni alla settimana. Ma questo non significa che lavoreranno meno: semplicemente condenseranno il loro orario di lavoro in meno giorni.
Il primo ministro belga Alexander de Croo ha affermato di sperare che il cambiamento contribuirà a rendere più flessibile il mercato del lavoro belga, notoriamente rigido, e renderà più facile per le persone conciliare la vita familiare con la carriera. Ha insistito notevolmente sulla scuola e sul personale. Ha anche aggiunto che il nuovo modello dovrebbe creare un’economia più dinamica. “L’obiettivo è dare alle persone e alle aziende maggiore libertà nell’organizzare il proprio orario di lavoro”, ha affermato. “Se si confronta il nostro Paese con gli altri, spesso si vede che siamo molto meno dinamici”. Secondo i dati Eurostat, solo circa 71 belgi su 100 nella fascia di età compresa tra 20 e 64 anni hanno un lavoro, meno della media della zona euro di circa 73 e ben 10 punti percentuali in meno rispetto ai paesi vicini come i Paesi Bassi e la Germania. per il terzo trimestre del 2021. La Germania vanta già una delle settimane lavorative e scolastiche medie più brevi in Europa. Secondo il World Economic Forum (WEF), la settimana lavorativa media è di 34,2 ore. A partire dal 1° febbraio, 45 aziende in Germania hanno iniziato a testare la settimana lavorativa di 4 giorni in un esperimento che sarebbe durato sei mesi in totale. All’incirca il 20 % delle scuole ha testato almeno un mese di settimane brevi. Dopo il successo di altri programmi di prova nel continente, il Portogallo ha fatto il grande passo e si è unito a un elenco crescente di paesi che si dilettano con il concetto di settimana di quattro giorni. Tra il 2015 e il 2019, l’Islanda ha condotto il più grande progetto pilota al mondo di una settimana lavorativa e scolastica da 35 a 36 ore (ridotta rispetto alle tradizionali 40 ore) senza alcuna richiesta di un taglio proporzionale della retribuzione. In Svezia, nel 2015 è stata sperimentata una settimana lavorativa di quattro giorni con retribuzione piena, con risultati ampiamente discussi.
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