L’uso irresponsabile delle tecnologie e il desiderio di apparire sono all’origine del SEXTING, il fenomeno cyber che continua a mietere vittime inconsapevoli tra le giovani generazioni.
L’espressione deriva dalla fusione della parola sex (sesso) e di texting (pubblicare testo) e definisce la tendenza in voga tra adolescenti e adulti di inviare messaggi e, soprattutto, immagini con esplicito riferimento sessuale attraverso smartphone, soprattutto via WhatsApp, ma anche via Messenger e applicazioni di messaggistica istantanea o social network.
Fotografarsi nudi o farsi ritrarre in atteggiamenti osè e condividere gli scatti in rete diventa un gioco per farsi accettare, una sorta di iniziazione, di cui nessun adolescente comprende fino in fondo i rischi e conosce le conseguenze.
Su 1227 ragazzi coinvolti nel sondaggio di Pepita Onlus, tutti fra gli 11 e i 19 anni, la tendenza a condividere questo tipo di immagini o video è più presente tra i nati dal 2005 al 2007 che tra i nati dal 1999 al 2004: il 96% dei nati 2005-2007 dichiara di aver condiviso foto o video a contenuto sessuale, mentre tra i nati 1999-2004 la percentuale scende drasticamente al 33%.
Quello che emerge in modo evidente è che il luogo per eccellenza dove avviene la condivisione di materiale con chiaro riferimento sessuale sia WhatsApp, con una percentuale del 91%. A seguire, ma a grande distanza, anche Instagram (42,5%) e Snapchat (22%). Molto lontano, secondo la percezione dei ragazzi intervistati ma anche dei partecipanti ai gruppi di discussione, troviamo Kik (4%) ultimamente noto alle cronache proprio per la sua peculiare predilezione nell’essere il “social del sexting”.
Al primo posto tra le motivazioni, per maschi e femmine, si trova “per essere popolare”, seguito da “per divertirsi” nei maschi e “per ricevere ricompense materiali (ricariche, regali, vestiti, soldi…) nelle femmine, che scende al terzo posto nella graduatoria dei maschi.
Sono solo alcuni dei dati riportati nel libro #SOLOPERTE, la prima guida per ragazzi, genitori, educatori e insegnanti che nasce dall’esperienza di Pepita Onlus, da oltre quindici anni tra i banchi di scuola a fianco dei ragazzi.
La famiglia è la realtà principale in cui i ragazzi costruiscono la loro identità: entrano in relazione con gli altri e sviluppano le proprie sicurezze o insicurezze in un ambiente protetto.
La famiglia è la realtà principale in cui i ragazzi costruiscono la loro identità: entrano in relazione con gli altri e sviluppano le proprie sicurezze o insicurezze in un ambiente protetto.
Educazione, affetti e valori condivisi influenzeranno la loro crescita guidandoli nella relazione con gli altri nelle prime comunità che frequenteranno.
La prima prevenzione al sexting in famiglia trova le sue basi nella trasmissione forte dei valori familiari, educando al rispetto verso sé stessi e verso gli altri. I ragazzi di fronte alle richieste di invio di foto e video a contenuto sessuale, spesso agiscono in modo precipitoso e impulsivo senza soffermarsi a considerare le conseguenze di tali azioni.
Parlare in famiglia del rispetto che occorre avere verso sé stessi, significa portarli a ragionare sul concetto di autostima, aiutandoli a sviluppare un pensiero critico per imparare a “saper dire di no”, di fronte a richieste che potrebbero metterli in imbarazzo.
Oltre al rispetto, è importante promuovere il concetto di empatia, facendo in modo che i ragazzi si rendano conto che vi è un’altra realtà al di fuori della propria e invitandoli, quando necessario, a mettersi nei panni degli altri.
Contestualizzare il concetto di empatia nella comunicazione on line, di per sé veloce, immediata e istintiva, li aiuta a riflettere sul fatto che in questo ambiente virtuale – ma non troppo – vengono tollerate e minimizzate offese da parte dei coetanei spesso liquidate con un’emoticon o con un generico “Jk”(Just Kidding; sto solo scherzando).
a scuola è il contesto educativo in cui il ragazzo trascorre la maggior parte del suo tempo; nell’arco dei nove mesi cresce relazionandosi con i propri pari in classe e con le ragazze e i ragazzi delle classi accanto, diversi per età.
In ottica preventiva, è importante che vengano attivati all’interno dell’istituto scolastico percorsi di formazione rivolti ai ragazzi, ai docenti e ai genitori per approfondire i rischi e le conseguenze di episodi di sexting.
È certamente utile cogliere fatti di cronaca o notizie di attualità per offrire spunti su cui avviare il dialogo in classe con gli studenti e approfondire:
I docenti, come i genitori, devono essere aggiornati costantemente sui linguaggi in codice e gli acronimi utilizzati dai ragazzi, spesso difficili da individuare, perché non vogliono farsi capire dagli adulti quando parlano di sesso. Alcuni sono elencati e spiegati nella guida di Pepita Onlus.
Pepita Onlus nell’anno scolastico 2017/2018, ha seguito la formazione promossa dall’Ufficio Scolastico Regionale di 1200 referenti al bullismo e cyberbullismo della regione Lombardia, proseguendo poi con gli oltre 400 referenti di Milano e città metropolitana.
L’analisi dei bisogni espressi da questi ultimi, ha messo in luce come, nel caso in cui un insegnante venga a conoscenza di un episodio di sexting, sia fondamentale comprendere le prassi da seguire.
Lo staff all’interno della scuola inteso come dirigenza, docenti e personale ATA, dovrebbe avere un’idea condivisa circa la gestione di un episodio di sexting. Ogni istituto scolastico, in virtù dell’autonomia di cui gode nell’indicare le proprie scelte educative e organizzative è tenuto a redigere:
A titolo esemplificativo si riporta la proposta di Regolamento d’Istituto condiviso, dell’Ambito 9 di Roma, attuata dai referenti per il contrasto al cyberbullismo del 3° e 15° Municipio e i due Assessori (Kalenda, Russo), finalizzato a contrastare il cyberbullismo, che cita:
“Nei casi più̀ gravi (sexting, cyberstalking, cyber bashing…) l’Istituto scolastico sanzionerà̀ con l’allontanamento fino a quindici giorni con o senza obbligo di frequenza. L’istituto valuterà la partecipazione dello studente ad attività utili alla maggiore consapevolezza del gesto compiuto”.
“Obbligo di rimozione del materiale dal proprio profilo. Sarà coinvolta la polizia postale o altra forza dell’ordine per ipotesi di culpa in educando” coinvolgendo DS / Consiglio di classe / Consiglio di Istituto” (http://maestroscialpi.altervista.org/wp-content/uploads/2018/02/regolamento-condiviso-cyberbullismo-Ambito-9.pdf).
In generale l’indicazione è che in caso in cui un insegnante venga a conoscenza di un episodio di sexting che coinvolga gli studenti del proprio istituto, notifichi il fatto al referente del cyberbullismo e al dirigente scolastico procedendo poi alla segnalazione all’autorità giudiziaria.
La notifica alle famiglie dovrà chiaramente tenere in considerazione la tutela del minore coinvolto. L’insegnante in questo caso si assume una grande responsabilità e riveste un delicato compito in quanto è la figura che all’interno della scuola si trova più vicino al ragazzo, ha la possibilità di osservarlo quotidianamente e di notare variazioni nel comportamento e soprattutto conosce il contesto di provenienza.
A sostegno degli insegnanti per guidarli nel loro compito di referenti e prevenire o gestire episodi di sexting, bullismo e cyberbullismo, Pepita Onlus ha ideato una serie di interventi che si possono approfondire sul sito dedicato: http://www.pepita.it/progettiscuole/
Fino al 30 ottobre, inviando una mail per una richiesta di progetto a info@pepita.it è possibile beneficiare di uno sconto del 15% sulla proposta.
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