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Sezioni bilingue: chi fa più tedesco è più bravo?

Sono migliori, i ragazzi bilingui, non solo nella seconda e pure nella terza lingua, ma ottengono risultati maggiormente significativi anche nella loro lingua madre.
Lo dicono i risultati di uno studio dell’università di Innsbruck, attualmente in fase di traduzione in tedesco ma di recente presentato in numerosi convegni internazionali sul plurilinguismo tenutisi in Austria, Danimarca, Polonia ecc.
La dissertazione, reperibile per ora solo in lingua inglese, è intitolata “Sulle dinamiche del multilinguismo precoce – Uno studio psicolinguistico sull’educazione bilingue in Alto Adige”. È stato condotto da Barbara Hofer, una ricercatrice del Dyme, il dipartimento di multilinguismo dell’università di Innsbruck.
“L’obiettivo dell’indagine – spiega Hofer – era quello di capire quali effetti abbiano sulle competenze linguistiche dei bambini il bilinguismo precoce e la scuola bilingue”.
Si sono indagate anche le competenze meta-linguistiche, ossia le capacità di riflettere sulla struttura del linguaggio e di usarlo per spiegare la lingua stessa. Sono state coinvolte quattro classi quarte delle elementari, due delle Longon e due delle Manzoni.
Per ciascun istituto si sono considerate una sezione standard (monolingue) e una potenziata (bilingue), poi le si è paragonate fra di loro. “Ai bimbi abbiamo somministrato tre test, predisposti dai ricercatori della Sapienza di Roma. Uno in italiano, uno in tedesco e uno in inglese. I risultati, statisticamente significativi, erano molto chiari: nelle classi bilingui i ragazzi erano molto più bravi. Le ipotesi sono state confermate: gli alunni delle sezioni potenziate sono migliori in L2, in L3 e pure per quanto riguarda le competenze meta-linguistiche. Ce lo aspettavamo, ma ci ha fatto molto piacere che fosse proprio così”.
La dirigente delle Longon, Marina Degasperi, dice: “Qualche malizioso sostiene che si tratti di classi d’élite eccetera, ma faccio presente che, in una delle classi dove si è operato, in itinere sono stati mandati in accertamento quattro bambini; così si è scoperto che avevano bisogni educativi speciali. Non sono tutti bambini da 9 o 10 in pagella, per intenderci. Vorrei sfatare questo mito. Certamente si tratta di famiglie più motivate; forse i ragazzi sono più seguiti, però non sono classi costituite da eccellenze e basta”.
Anche alle medie – alle Archimede, prosecuzione delle Longon, per ora coi potenziamenti si è arrivati solo fino alla seconda classe – “l’anno scorso nelle prove Invalsi abbiamo avuto risultati eccellenti nelle classi bilingui, in una in particolare, sulla matematica. Identico il riscontro nella prova di italiano. Ma attenzione: nella nostra scuola abbiamo bocciato tre ragazzi, e due erano nelle bilingui. Quindi sono classi normali, anche se, certo, con una marcia in più per via della motivazione delle famiglie”.
La differenza maggiore, comunque, ora si è riscontrata sul tedesco: “Fra classi bilingui e monolingui – conclude Hofer – c’è una gran differenza, che si riscontra anche nell’inglese, nonostante le ore di inglese siano le medesime. Conoscendo due lingue molto bene, la terza arriva più facilmente. I ragazzi bilingui, poi, hanno spiccate capacità trans-linguistiche: passano da una lingua all’altra con estrema facilità. E dimostrano una notevole capacità di vedere similitudini fra una lingua e l’altra, e di individuare le varie forme e strutture linguistiche”.

Pasquale Almirante

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