Manca meno di un mese dall’inizio del nuovo anno scolastico e nulla si sa ancora delle cosiddette “sezioni primavera” che accolgono i bambini di età compresa fra i due e i tre anni e che – finora – hanno funzionato grazie ad un accordo fra Stato e Regioni.
Il fatto è che la situazione di stallo in cui si trova in questo momento la Conferenza Stato-Regioni non consente la firma di nessuna intesa, anche se i punti di disaccordo sono davvero minimi.
Rispetto alla bozza di accordo presentata già nel giugno scorso dal Governo, le Regioni si erano mostrate sostanzialmente d’accordo pur chiedendo alcune modifiche al testo.
La modifica più importante riguarda l’articolo 5, quello che regola le modalità di funzionamento del servizio: il testo predisposto dal Governo prevede che la programmazione venga affidata agli Uffici scolastici regionali, mentre le Regioni chiedono espressamente una procedura diversa.
“Le Regioni – recita la proposta delle autonomie locali – provvedono alla programmazione delle sezioni primavera sul territorio, le modalità di funzionamento e gestione complessiva di tali sezioni sono oggetto di specifiche intese sottoscritte bilateralmente tra Regione e Ufficio scolastico regionale utilizzando a tal fine i fondi statali e regionali destinati…”
Nessuna obiezione viene sollevata invece sulla entità dei finanziamenti previsti che, rispetto agli anni passati, dovrebbero diminuire di quasi il 20%.
Il Ministero dell’istruzione interverrà nella stessa misura dello scorso anno con 19milioni di euro, il Dipartimento per le politiche della famiglia metterà a disposizione 5milioni di euro (il 50% del passato) mentre il Ministero del Lavoro si limiterà a stanziare 1milione e 400mila euro.
I finanziamenti statali potrebbero essere poi integrati con fondi regionali o comunali.
Nella migliore delle ipotesi per il 2009/2010 potranno essere riconfermate le sezioni già funzionanti in passato ma è del tutto improbabile che il servizio possa essere ampliato.
A protestare contro il mancato rinnovo dell’accordo è soprattutto la Fism (Federazione scuole materne, che organizza e rappresenta le scuole dell’infanzia paritarie): “Si tratta di un fatto gravissimo che mette a repentaglio il posto di lavoro per 2.000 persone e un servizio offerto a 20.000 famiglie di tutte le regioni”.
“Le scuole dell’infanzia coinvolte dalla non decisione – sostiene la Fism – non possono rispondere, ad oggi, alle numerose e legittime domande delle famiglie circa i costi del servizio, la sua sostenibilità e la sua stessa realizzazione”.
La protesta si comprende soprattutto se si considera che – fin ad ora – le sezioni primavera sono state attivate soprattutto presso le scuole paritarie, mentre le esperienze realizzate nelle scuole statali sono ridotte a poche decine in tutta Italia.
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