Mentre nelle scuole superiori aumentano di giorno in giorno le preoccupazioni per la conclusione dell’anno scolastico, da viale Trastevere inizia a trapelare qualche indiscrezione sulle prime iniziative che verranno assunte dal ministro Maria Stella Gelmini.
E si fanno sempre più insistenti le voci secondo le quali sui corsi di recupero non ci saranno provvedimenti urgenti, né “sanatorie” di nessun genere, almeno per quest’anno.
In effetti i tempi sono davvero ristretti e, anche volendo, diventerebbe difficile adottare un provvedimento serio e meditato.
D’altronde, a quanto si dice, il Ministro sta lavorando intensamente per mettere insieme la squadra di tecnici che dovrà aiutarla a gestire la complessa macchina della scuola nei prossimi anni.
Per ora sono stati affidati alcuni incarichi importanti (Capo di Gabinetto e responsabile dell’ufficio stampa, per esempio) ma le “caselle” che hanno a che fare con la gestione diretta del sistema scolastico sono ancora vuote.
Con qualche problema dovuto ad uscite sicure, come quella del direttore generale Emanuele Barbieri che, anche per i suoi trascorsi politico-sindacali (è stato per alcuni anni segretario nazionale di Cgil Scuola), non potrà certamente continuare a collaborare con il nuovo Ministro.
Per la messa a punto dell’organigramma bisognerà quindi aspettare almeno un paio di settimane; perciò è improbabile che, prima della fine di maggio, il Ministro possa assumere iniziative importanti.
Sulla decisione di lasciare le cose come stanno in materia di corsi di recupero, potrebbero influire anche valutazioni di carattere politico.
A chiedere con maggiore insistenza una sanatoria sono in questo momento soprattutto i Cobas e l’Unione degli studenti.
I sindacati confederali sembrano invece interessati soprattutto ad ottenere maggiori stanziamenti per fare in modo che le scuole possano organizzare i corsi più agevolmente.
Un provvedimento di sanatoria potrebbe quindi essere letto come una concessione a richieste del movimento degli studenti e del sindacalismo di base e, conseguentemente, come una chiusura verso i sindacati “storici”.
Con tutte le conseguenze del caso.
Prende invece corpo l’ipotesi di un decreto legge “omnibus” che dovrebbe dare qualche risposta ai problemi del precariato e dei ricercatori universitari.
Ma è ormai quasi certo che le immissioni in ruolo per il prossimo anno scolastico saranno molte di meno di quante i sindacati si aspettano.
Tremonti (ministro dell’Economia) e Brunetta (Funzione pubblica) permettendo si arriverà forse a 20mila posti.