La proposta del critico d’arte e politico Vittorio Sgarbi di posticipare l’orario di ingresso delle lezioni alle 10 ha fatto decisamente discutere. In molti l’hanno definita utopistica e sicuramente poco realizzabile in quanto non viene incontro alle esigenze dei molti genitori che accompagnano i figli a scuola al mattino che iniziano a lavorare prima di quest’orario. C’è però qualcuno che pensa che si tratti di un’idea giusta su cui vale la pena di riflettere: il maestro e giornalista Alex Corlazzoli.
Quest’ultimo, in un suo pezzo pubblicato su Il Fatto Quotidiano, ha preso una posizione ben precisa a riguardo, dando ragione a Sgarbi. Secondo Corlazzoli è sbagliato costringere gli alunni a dover stare concentrati la mattina presto: “La scuola è dei bambini e per i bambini. E loro devono poter arrivare in aula non addormentati ma con un livello di serenità mentale da non compromettere la capacità di attenzione”, ha scritto.
Ecco su cosa si basa l’argomentazione dell’insegnante: “Quattro anni fa a dire quello che ha dichiarato Sgarbi e che sostengo pure io era stato il preside Salvatore Giuliano dell’istituto “Majorana” di Brindisi, diventato poi anche sottosegretario all’Istruzione con il governo Conte. Nella sua scuola era stato fatto uno studio del dipartimento di psicologia dell’Università “La Sapienza” di Roma, sull’ingresso posticipato di un’ora. Risultato? Entrare a scuola un’ora più tardi, alle nove (e non alle otto), fa bene agli studenti perché, riuscendo a dormire meglio, hanno un livello più alto di attenzione durante le ore di lezione e sono nelle condizioni di innalzare il rendimento, tra interrogazioni e compiti in classe. Pensiero, quest’ultimo, del professore Luigi De Gennaro, ordinario del dipartimento di psicologia della Sapienza e responsabile del servizio di vigilanza e qualità del Sonno”.
“Chi fa l’insegnante lo sa bene. Quando arrivi a scuola – ha detto Corlazzoli prendendo spunto dalla sua esperienza – alle 8,30 ti ritrovi, spesso, bambini che arrivano trafelati all’ultimo momento, scaraventati giù dal letto, ingurgitando cornetti e bicchieri di latte, mentre si preparano le cartelle. Prima di riuscire a creare il clima adatto per fare lezione passa anche un’ora”.
Il giornalista, dopo aver esposto il suo pensiero, ha cercato di controbattere alle critiche mosse già verso Sgarbi con le quali molti hanno bocciato l’idea: “Ma se gli studenti entreranno più tardi a scuola, finiranno anche più tardi le lezioni? Do la parola ancora al preside Giuliano riportando quanto aveva spiegato allora. Sì, è possibile ma non dobbiamo più pensare ad un modello di scuola come lo intendiamo oggi. Qui gli studenti potranno svolgere le attività pomeridiane, proprio come accade già all’estero”.
Insomma secondo Corlazzoli non bisogna solo posticipare l’orario di inizio delle lezioni al mattino, non è solo questo il punto. Bisogna ripensare in toto il modello scolastico, ammodernandolo e rendendolo aperto. Bisognerebbe insomma allontanarsi da un’idea di scuola “parcheggio”: “L’idea che negli ultimi decenni ha preso sempre più piede di una scuola ‘parcheggio’ ha danneggiato in realtà i genitori stessi che oggi si trovano un luogo dove non si educa più ma si trattengono i bambini. L’idea di una scuola ‘parcheggio’ ha, in maniera silente e serpeggiante, trasformato educatori in parcheggiatori con tanto di proprietario dell’area (il preside, non tutti ma tanti) ben felice di ‘far funzionare’ così la macchina della distruzione delle menti”.
Corlazzoli a questo punto si chiede: “La scuola è dei bambini o dei genitori?” Secondo lui, la risposta corretta è la prima. “Non voglio, tuttavia, essere ipocrita. Da qualche parte se si va a lavorare alle otto i bambini devono stare. Da anni molti Comuni hanno attivato il servizio di pre e post scuola. I ragazzini arrivano a scuola anche alle sette del mattino e trovano degli educatori ad accoglierli: se vogliono giocano con loro; possono continuare a riposare se serve, oppure son liberi di leggere o fare altro. La lezione inizia dopo. Non mi sembra così difficile da capire che dobbiamo distinguere il servizio sociale dal fare scuola”, ha continuato il docente, cercando di dimostrare di comprendere i problemi di molti genitori.
“Un’altra polemica: non c’è il rischio che gli studenti si ritrovino pieni di compiti da fare, una volta tornati a casa? Come ha detto sempre Giuliano, assolutamente no. Il nostro obiettivo è anche quello di modificare la politica dei compiti e della mole di studio da portare a casa”, ha concluso Corlazzoli.
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