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Shopping aperto scuole chiuse

Rischio di essere ripetitivo, ma aderisco all’invito di Ilaria Capua: fare quadrato intorno alla Ministra Azzolina, perché rischiamo un grave deficit formativo.
“Tenere aperte le scuole è importantissimo.”

Si direbbe invece che per alcuni presidenti di regione la scuola costituisca un fastidioso orpello di cui occuparsi il meno possibile. I negozi possono aprire, malgrado i preoccupanti assembramenti di questi giorni, mentre le scuole devono restare chiuse. E sia ben chiaro: una scuola in DAD è una scuola chiusa. E non è un refuso, non la chiamo DDI, situazione ben più accettabile. La chiamo Didattica A Distanza, anzi direi Didattica Distante, perché non siamo mai stati così lontani dai nostri allievi.

La Didattica Distante non è scuola. Stiamo perdendo, malgrado gli innumerevoli sforzi, molti degli allievi più deboli. Se l’Italia era in pessime condizioni per quanto concerne la dispersione scolastica, adesso rischia di conquistare il primato assoluto tra i paesi europei.

Il Governo aveva previsto che nelle zone arancioni le scuole medie riaprissero in presenza. Il Piemonte non ha riaperto quando è diventato zona arancione, e non riapre neanche ora che è zona gialla. Si parla di riapertura a gennaio, ma ci sono buone probabilità che a gennaio la situazione sia ancora peggiore di adesso. Rischiamo di far perdere un intero anno scolastico ai nostri ragazzi, ma questa sembra essere l’ultima delle preoccupazioni. Il danno dal punto di vista degli apprendimenti e il danno psicologico non vengono evidentemente considerati importanti.

Le scuole rimangono chiuse malgrado il fatto che lo stesso presidente del CTS abbia chiarito che non è la scuola il luogo dove si sviluppa il contagio.
E il rischio relativo ciò che si muove intorno alla scuola è irrilevante nel caso delle scuole medie dove quasi nessuno prende i mezzi pubblici.
Intanto continuano i furti nelle scuole degli strumenti che possono aiutare gli allievi a frequentare quel poco di scuola che la DaD consente.
E, mentre gli insegnanti lavorano il triplo, qualcuno immagina di tenere le scuole aperte a luglio. Si direbbe che qualcuno ignori completamente tutto ciò che riguarda la cultura, da come funzionano le scuole, al valore dei luoghi in cui la cultura si evolve.

Ma quale futuro ha un paese che non si occupa della propria cultura e dei propri figli?

Claudio Berretta

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